Prima di tutto, ricordo la data di nascita di Vittorio Alfieri: 16 gennaio 1749. Spero non me ne vorrà se anticipo di qualche giorno gli auguri. Giovedì prossimo data 18 e mi sembrava brutto arrivare in ritardo. Auguri a lui e auguri a tutti quelli che sceglieranno di cogliere l’occasione per scoprire i suoi luoghi di vita astigiana, tra Asti, Revigliasco d’Asti e Ferrere.
Cominciamo dal capoluogo, dove ancora molto porta il nome Alfieri. Il corso principale della città, in gran parte pedonale, e la piazza triangolare, sede settembrina di Palio e di una statua in marmo di Carrara, alta tre metri e mezzo e poggiata su un piedistallo di granito. La statua ritrae Alfieri, in posizione fiera e valorosa, e rende la piazza un punto di riferimento per chiunque venga a farsi un giro ad Asti anche non solo a scopi di Vacanze Alfieriane.
Se di Itinerario alfieriano vogliamo poi parlare, sicuramente deve cominciare da Palazzo Alfieri, appartenente alla famiglia dal XVII secolo. Rimodernato dal cugino di Vittorio, Benedetto Alfieri, intorno al 1736, oggi è bella sede museale. Imperdibile, nel piccolo giardino della magione, il platano monumentale messo a dimora nel 1849, in occasione del centenario di nascita. Albero emozionante, alto oltre 40 metri e dal diametro che dovrete essere almeno in due per cingerlo tutto. Abbracciatelo e fermatevi qualche minuto. Siete in pieno centro cittadino, ma non sembra. Siete nel 2024, ma potreste benissimo essere in un altro tempo. Da provare.
Da lì esiste un Percorso Alfieriano con tanto di cartelli che vi portano in una decina di luoghi vissuti o frequentati dall’Alfieri e famiglia: Sant’Anastasio, ora liceo, ma monastero nel Settecento; chiesa sconsacrata di San Michele, ora vivace sede di cultura, musica e buon bere del Diavolo Rosso, al tempo confraternita occasionalmente toccata dal nostro; chiesa di San Martino, in una delle piazzette più affascinanti di Asti dove il Barocco è sempre in festa grande, la chiesa del piccolo Alfieri. Gli altri luoghi citati in cartello sono, anzi, erano. Oggi al posto di quel che vedeva e viveva Alfieri, vedete altri palazzi che lui stesso dubito riconoscerebbe. Se volete, seguite comunque il tour che è una sempre bella opportunità per girare una città ricca di tanto altro. Non scordate però un sontuoso e dovuto extra in Cattedrale, a salutare la madre di Alfieri, contessa Monica Maillard de Tournon, e a rimirare lo sfarzo cortese degli interni di una chiesa definita la più grande espressione di Gotico in Piemonte. Sfarzo celebrato anche da qualche dipinto di Gandolfino e da altre signore espressioni d’arte antica.
Le ultime due tappe di Vacanze Alfieriane sono nell’Astigiano e giustificano pienamente il termine Vacanze perché col ciùfolo riuscireste a vedere tutto in una sola giornata. Neppure correndo come vi aspettasse il pullman di ritorno a Düsseldorf. Quindi: Revigliasco, per la cascina dove il neonato Vittorio fu affidato alle cure di una balia per l’allattamento e dove pare avesse poi scoperto la singolare bontà delle locali ciliegie. E infine, da Revigliasco d’Asti a Ferrere, dove sorgeva la casa di Francesco Elia, a servizio di Alfieri fino al 1785, fidato compagno di viaggi e avventure, e dove la gita trova ancor più ragione nei fantasmagorici salumi di Luiset.