Vacanze Astigiane | 23 maggio 2024, 18:00

Vacanze Astigiane tra olivi, olive e olio

Puntata sulle potenzialità offerte dal trend di coltivazione olearia nell’Astigiano, supportata dalle antiche origini e da quell'accidente di cambiamento climatico

Castello di San Marzano Oliveto

Castello di San Marzano Oliveto

Beh, sì, sui colli dell'Astigiano, così magnificamente disegnati da vigneti inframezzati da più recenti noccioleti, oggi iniziano a non mancare neppure gli olivi. Poco roba rispetto ad un lontano passato, ma presenza in crescita nel numero di piante e nei litri d’olio prodotto.

Furono molto probabilmente i Liguri a portare anche da noi la coltivazione dell’olivo e diversi secoli dopo i Romani si trovarono parte della pappa già bella che pronta. Il picco di olivi si può collocare intorno al 1200 e la toponomastica odierna ne porta qualche testimonianza, come a San Marzano Oliveto, dove nel Medioevo la coltivazione era così diffusa da aggiungersi al nome del borgo, o per la Strada Oliva tra Grazzano Badoglio e Patro di Moncalvo. Testimonianze che si sommano con storie e cronache del passato come quelle raccontate da Gian Secondo De Canis, avvocato, storico e numismatico con origini famigliari di Castagnole delle Lanze, nel suo Trattato statistico di inizio Ottocento: “Nell’Astigiana coltivansi pure gl’olivi, siccome ne risulta e dal nome delle regioni, che sulla faccia meridionale delle colline da Castelnuovo d’Asti a Cocconato s’incontrano dette l’Oliveto, l’Olivazzo (..). Che anzi in alcuni di quei colli delle piante d’essi tuttora sussistono, (…), ma e le guerre del XVII secolo, i freddi venti di Settentrione, che essendosi abbassati quei colli per via dell’agricoltura, presero un assoluto predominio su quelle vette e finalmente l’orrido gelo del 1705 federo perire quell’albero utilissimo”. 

Che dire poi della macina in pietra per frangere le olive, databile tra il XIII e XIV secolo, conservata nel parco del castello di Pino d’Asti?

Coltivazione ripresa recentemente da alcuni pionieri, supportati da storia e storie e da quell'accidente di cambiamento climatico. Tanto da avere l’Astigiano al terzo gradino del podio per presenza di piante a livello regionale, dopo il Torinese e subito dopo l’Alessandrino.

Quindi la base di itinerario è bella che fatta: San Marzano Oliveto, Pino d’Asti e Moncalvo. Nei primi due borghi, il tema olio è aura di ricordo e di qualche pianta, abbastanza recente, sparsa tra le vigne o ad ombreggiare orti. Olivi e olio compensati alla grande da un paio di castelli spettacolari, di cui quello di San Marzano Oliveto eccezionalmente aperto domenica prossima, assieme a quanto di meglio possa dirsi borgo dell’Astigiano. A Moncalvo invece la meta è prova che anche dalle nostre parti l’olivicoltura sia ben presente, da quando sulla collina di Patro è sorto, diciassette anni or sono, un oliveto. Visione di Valentino Veglio, di professione autista, con uno spiccato interesse verso l’olio, aiutato da Piero e Gilda, padre e madre. Dovevano essere poche decine di piante, ma poi, diventarono 450. Oggi, sui terreni sopra la Cascina Coletto dove sorge l’azienda Veglio, gli olivi sono oltre 1.200.

A ‘sto punto, con un po’ di storia negli occhi e in testa, oltre a qualche bottiglia di nettare di olive astigiane nel bagagliaio, tornerei indietro. Tornerei a sud, a Nizza Monferrato per apprezzare i centodiciotto olivi che sorgono su un colle non lontano dal centro abitato. Centodiciotto tutti in fila, piantati da Evi Volpato, titolare di due agriturismi, per ricordare il disastro aereo di Linate dell’8 ottobre 2001 e le 118 vittime. Imprenditrice di grande sensibilità, sempre stata accanto ai familiari, offrendo loro sostegno nel ricordo, dall’alto de La Collina degli Ulivi.

Davide Palazzetti


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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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