Un lettore ci scrive.
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Gentile direttore,
approfitto della sua cortesia per sottoporre ai lettori una storia nella quale molti si riconosceranno e per avanzare qualche riflessione.
Ieri l’altro alla porta di casa ha suonato il postino, una volta soltanto, per recapitarmi due buste verdi. Al loro interno altrettante raccomandate spedite al mio indirizzo dalla Comunità Collinare tra Langa e Monferrato, ente intercomunale con sede a Costigliole d’Asti e di cui fanno parte anche Castagnole delle Lanze, Coazzolo e Montegrosso d’Asti.
Cosa volevano da me i solerti funzionari di tale ente? Farmi presente che il tale sabato pomeriggio di qualche settimana fa con la mia auto sono transitato per due volte – andata e ritorno, nello stesso pomeriggio, a distanza di tre ore – sulla Statale 231 alla folle velocità di 67 km/h prima e 61 km/h poi.
Con la tara del 5% prevista per legge, tali velocità sono "scese" rispettivamente a 62 e 56 km/h contro i 50 km/h di limite massimo previsti in quel tratto.
Il conto totale è di 251 euro di multa, 186 se pago entro cinque giorni (36 solo per spese di procedimento e notifica), oltre a 3 punti patente che, nel caso non denunciassi chi era alla guida, diventerebbero altre due multe ancora più pesanti. Ricorso si può fare, ma allora non è possibile pagare in misura ridotta. E se il prefetto o il giudice di pace non ti danno ragione, per il disturbo ti tocca una multa pari ad almeno il doppio del cosiddetto minimo edittale (come parlano, poi).
Facilmente immaginabile e comprensibile l’arrabbiatura, sul presupposto che Comuni ed enti simili con queste belle iniziative non puntano alla sicurezza – altrimenti forse lo tarerebbero un poco più in su, che so, a partire dai 70 kmh, il loro velox affittato a caro prezzo –, ma più prosaicamente a "fare cassa".
Il presupposto è semplice: il Comune o chi per lui mette un velox le cui sanzioni vengono elevate solamente a forestieri, perché gli automobilisti indigeni sanno della sua esistenza e funzionamento. A fine anno si tira su una milionata o giù di lì che lo stesso Comune usa sì per migliorare la sicurezza della viabilità, come prevede la legge. Ma l’equazione è semplice: a questa finalità corrisponde una serie di spese che il Comune dovrebbe comunque sostenere, come asfaltare le proprie strade o rifarvi la segnaletica. E se quelle spese il Comune le può pagare con questi fondi, può destinare il risparmio ad altri fini. Non è complicato da capire. E’ un po’ poter imporre una tassa, una gabella, che non saranno i nostri amministrati a pagare. Costa poco sforzo.
Come si reagisce a un simile atteggiamento? Lo si subisce, non c’è molto da fare. Ma nel mio piccolo mi sono dato un piccolo punto di principio. Quel giorno ero uscito di casa per fare una spesa presso un’attività commerciale di quella zona: ebbene, d’ora in avanti in quei paesi non andrò più, e soprattutto non vi spenderò più un euro.
Così a Costigliole d’Asti, così anche a Canale, Comune che ha tirato su più di un milione in pochi mesi, coi suoi velox piazzati nell’unica circonvallazione del mondo col limite dei 50, e pure io ci sono caduto facendomi fotografare quasi da fermo. Basta distrarsi un attimo. Ebbene, pure quel paese e le sue attività non avranno più i miei pochi soldi. Sceglierò altri panettieri, dirò addio agli ottimi pasticcini che vi compravo la domenica mattina, farò altrove la mia spesa settimanale, evitando i suoi negozi. L’Arneis che ordino al ristorante lo sceglierò di altre cantine.
Ugualmente non metterò mai più piede a Rivoli, potendo, altro Comune che di me si è approfittato. E invito tutti a fare altrettanto. Mi spiace per quelle attività. Capisco che non ci sia un collegamento diretto tra gli imprenditori che le gestiscono e le loro Amministrazioni. Ma in questo modo queste ultime dovranno rendere conto delle proprie decisioni a coloro che le votano, e non solo a passanti privi di strumenti per difendersi dai soprusi.
Un ultimo suggerimento che vorrei dare ai tapini come il sottoscritto: conservatele, le ricevute delle multe pagate. Poche settimane fa ho dovuto scartabellarle per rispondere a un altro municipio del Torinese la cui Polizia Municipale aveva trasformato in una pretesa da quasi mille euro una multa – stessa solfa, i 60 o giù di lì – che anni addietro avevo regolarmente pagato nei termini previsti. Stessa cosa mi era capitato con un Comune del Roero: gli uffici si sognano che non hai pagato e tocca a te dimostrare il contrario.
Peraltro, sono già due casi. Mi chiedo: chi ripaga me del tempo impiegato a cercare le prove della mia correttezza – quella del pagare, intendo –, a cercare al telefono il solerte funzionario (in orari così ristretti che a me suscitano sempre una certa invidia…) per convincerlo della mia buona fede?
Lettera firmata