Secondo uno studio di Unioncamere Piemonte, l'export astigiano subisce una brusca frenata nel primo trimestre del 2025, registrando un crollo del 13%, la performance regionale peggiore a livello provinciale. Un dato che si inserisce in un quadro regionale già a tinte fosche, con le esportazioni del Piemonte che segnano una flessione complessiva del 3,5%, attestandosi a 14,9 miliardi di euro. Una dinamica in netta controtendenza rispetto al dato nazionale, che vede invece una crescita media del 3,2%.
Il contesto economico globale, complesso e incerto, insieme alla forte dipendenza dal settore dell'automotive e da mercati storici in difficoltà come la Germania, ha messo a dura prova la tenuta del sistema produttivo piemontese. Sebbene il saldo della bilancia commerciale si confermi positivo per 3,3 miliardi di euro, la diminuzione rispetto al passato è un segnale che impone una riflessione strategica.
"I dati del primo trimestre 2025, con un calo dell'export del 3,5%, impongono una riflessione sul futuro della nostra regione", commenta Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte e della Camera di Commercio Alessandria-Asti. "La flessione del settore dei mezzi di trasporto è attenuata dalla notevole vitalità di altri comparti come i metalli, il tessile e l'aerospaziale. Trasformeremo queste sfide in un'opportunità per rendere il sistema Piemonte più forte, competitivo e diversificato sui mercati globali", ha aggiunto, sottolineando la necessità di puntare con forza su innovazione e digitalizzazione.
La crisi dell'auto trascina al ribasso
Al centro delle difficoltà piemontesi c'è, come prevedibile, il settore dei mezzi di trasporto. Pur rimanendo il primo comparto per valore con 3 miliardi di euro esportati, registra una contrazione del 15,3%. A pesare è soprattutto il risultato degli autoveicoli, che segnano un crollo di oltre 28 punti percentuali, riflesso delle profonde trasformazioni in atto a livello globale. In flessione, seppur più contenuta, anche la componentistica (-3,7%) e la meccanica (-6,6%).
Non mancano però segnali di vitalità. A sostenere parzialmente l'economia regionale sono settori come i metalli (+10,6%), il tessile (+2,7%) e la chimica (+1,9%). Anche il comparto alimentare e delle bevande, pur registrando un lieve calo del 2,6%, si conferma un pilastro di stabilità per l'export piemontese.
Asti la più penalizzata, Novara e Vercelli in positivo
Il calo regionale del 3,5% è una sintesi di andamenti territoriali molto diversi tra loro, che vedono la provincia di Asti registrare la performance peggiore. Il suo -13% è significativamente più marcato rispetto alle flessioni di altri territori come Torino (-5,4%), Cuneo (-6,5%), Alessandria (-2,7%) e Biella (-4,3%). Un dato allarmante se confrontato con la crescita registrata da Novara (+9,7%) e dalla vicina Vercelli (+6,6%), che dimostrano una maggiore capacità di reazione alle turbolenze dei mercati internazionali.
Sul fronte dei mercati di sbocco, si registra un calo delle vendite sia verso l'Unione Europea (-1,4%) sia, in misura molto più accentuata, verso i paesi extra-UE (-7,0%). Le esportazioni verso partner storici come gli Stati Uniti (-14,2%) e il Regno Unito (-15,1%) sono in forte sofferenza, mentre la Svizzera segna un'inattesa crescita del 40%, trainata dal comparto della gioielleria.