Immaginate un uomo avvolto in un mantello consunto, il capo coperto da un cappuccio, il bastone in mano e una conchiglia legata alla cintura: è un pellegrino medievale. Cammina a passi lenti, ma decisi, lungo sentieri impervi o tra campi coltivati, mosso dalla fede, dalla speranza in un miracolo, dalla penitenza o da esigenze più materiali. Il Medioevo fu l’età d’oro del pellegrinaggio: Roma, Santiago de Compostela, Gerusalemme erano le grandi mete, ma il percorso era esso stesso parte integrante dell’esperienza, un viaggio dell’anima oltre che del corpo.
In questa geografia spirituale, il nord ovest d’Italia rappresentava uno snodo cruciale. Le Alpi e gli Appennini non erano barriere, ma ponti tra nord e sud, tra Europa e Mediterraneo. Da queste terre passavano eserciti crociati, mercanti e soprattutto pellegrini. Ma cosa resta oggi di quei cammini? Come possiamo riscoprirli, recuperarne la memoria, e magari percorrerli con occhi nuovi?
La Via Francigena (e le sue varianti): il grande asse del pellegrinaggio europeo
Attraversando le Alpi, la Via Francigena trovava uno dei suoi passaggi più simbolici nel Colle del Gran San Bernardo, valico antichissimo dove i Canonici Agostiniani, fin dal X secolo, accoglievano i pellegrini nell’Ospizio. Seguendo il corso della Dora Baltea, il cammino si snodava tra le memorie romane e la spiritualità di Aosta, proseguendo attraverso i borghi di Châtillon, Verrès e Pont-Saint-Martin, in una valle punteggiata di “stationes” dedicate al ristoro, alla preghiera e all’ospitalità.
Entrando in Piemonte, la via raggiungeva Ivrea, con il suo Duomo e il suggestivo tratto urbano della Francigena, per poi giungere a Santhià, punto nevralgico di smistamento dei cammini. Da lì, i pellegrini proseguivano verso Vercelli, dove la maestosa Basilica di Sant’Andrea offriva una tappa spirituale di grande rilievo, prima di scegliere se dirigersi verso Casale Monferrato, Asti, o piegare a sud, in direzione della Liguria.
Ed era proprio verso la costa ligure che molti pellegrini volgevano i propri passi: da Sarzana, lungo la costa toscana verso Lucca e Roma; oppure, dai porti di Genova e Savona, imbarcandosi verso la Terrasanta. Dai santuari alpini, come la Sacra di San Michele, si discendeva attraverso i valichi appenninici, in un intreccio profondo tra geografia e devozione. Così, la Via Francigena diventava non solo un cammino di fede, ma un vero ponte tra le montagne del nord e i mari del sud, tra l’anima e il mondo.
La Via del Sale: tra mercanti e pellegrini
Se la Via Francigena era la spina dorsale del pellegrinaggio internazionale, la Via del Sale aveva una vocazione più commerciale. Ma lungo i sentieri che univano il Monferrato e le Langhe alla Riviera di Ponente, passando per la Val Tanaro o la Valle Arroscia, si muovevano anche i pellegrini. Questi cammini conducevano a Savona, Albenga, Noli, dove si trovavano porti e santuari.
Le mulattiere appenniniche erano dure, ma ben tracciate, costellate di locande e piccoli ospizi. Lungo questi percorsi, il pellegrino si fondeva con il viandante e il mercante, in un’umanità variegata accomunata dalla strada.
Le Vie Mariane e i Santuari locali
Il pellegrinaggio medievale non era sempre un viaggio verso mete lontane: spesso si radicava nel territorio, intrecciando fede e tradizione attorno ai santuari mariani, luoghi di devozione popolare legati a eventi miracolosi o memorie collettive. In Valle d’Aosta, tra ghiacciai e vallate, sorgono piccoli e grandi centri di spiritualità: il Santuario di Notre Dame de la Guérison, ai piedi del Monte Bianco, richiama ogni anno fedeli l’8 settembre; il santuario di Machaby ad Arnad, dedicato alla Madonna delle Nevi, è ancora oggi mèta di pellegrinaggio. Spicca poi il Cunéy, nel comune di Nus, il santuario mariano più alto d’Europa, raggiungibile solo a piedi, come segno di un’ascesa spirituale tanto quanto fisica. E ancora, le cappelle di Plout a Saint-Marcel, Notre Dame de la Garde a Perloz e Vourry a Gaby custodiscono la fede silenziosa delle comunità alpine.
Scendendo in Piemonte, il paesaggio si apre ai grandi santuari delle Prealpi e delle colline: Oropa, incastonato tra le montagne biellesi, è uno dei principali poli mariani delle Alpi, centro di pellegrinaggi secolari. La Sacra di San Michele, pur non essendo dedicata alla Vergine, è un luogo simbolico di raccoglimento e silenzio, crocevia tra storia, architettura e spiritualità. A dominare le colline del Monferrato, il Sacro Monte di Crea, oggi Patrimonio UNESCO, guida i fedeli attraverso un percorso devozionale tra cappelle immerse nel bosco.
In Liguria, le Vie Mariane si affacciano sul mare. Il Santuario di Nostra Signora della Guardia, sul monte Figogna, veglia dall’alto sulla città di Genova, punto di riferimento per marinai e pellegrini. A Rapallo, Nostra Signora di Montallegro continua ad accogliere i fedeli che, ancora oggi, affrontano a piedi la salita al santuario. Qui, tra cielo e mare, i cammini devozionali trovano il loro compimento, partiti forse tra i ghiacci alpini o dalle colline piemontesi, ma uniti da un unico desiderio di fede, protezione e speranza.
Testimonianze del passato
Il paesaggio alpino e collinare conserva ancora oggi numerose tracce della presenza dei pellegrini, disseminate lungo i cammini come segni silenziosi di devozione e passaggio. Le chiese e abbazie romaniche, come l’Abbazia di Staffarda o quella di Novalesa in Val di Susa, accoglievano i viandanti offrendo sostegno spirituale e un luogo di sosta. Gli ospitali medievali, come il celebre Ospizio del Gran San Bernardo, garantivano rifugio e cura nei punti più impervi del tragitto. Ponti antichi, tra cui il suggestivo Ponte del Diavolo a Lanzo e il Ponte di San Martino in Valle d’Aosta, rendevano possibile l’attraversamento dei fiumi e dei burroni, unendo le comunità e facilitando il cammino. Anche gli antichi borghi parlano di questo passato, con le loro vie strette, le vecchie locande e i toponimi che evocano la memoria del pellegrinaggio: “Ospedaletto,” “Passo del Pellegrino,” “San Bernardo.” Sono frammenti di un tempo in cui il viaggio era preghiera, incontro e trasformazione.
Il richiamo interiore
I pellegrinaggi medievali non erano solo viaggi geografici. Erano trasformazioni interiori. E ancora oggi, percorrere questi cammini significa mettersi in cammino dentro di sé. Che si parta da una chiesa romanica tra le valli valdostane, da un sentiero nel Monferrato o da un’antica via che porta al mare, ogni passo è un dialogo con la terra, con la storia, con lo spirito.
E con il nostro gruppo editoriale siamo presenti in ogni tappa di questo cammino che unisce fede, storia e paesaggio: da Aosta a Ivrea, da Vercelli a Asti fino a Biella, da Savona a Genova. Perché raccontare questi luoghi non è solo il nostro lavoro: è il nostro modo di camminare accanto a chi li vive, li attraversa, li ama.