“Non sacrificate un patrimonio culturale e identitario della città. Si può recuperare, risparmiare e persino valorizzare ciò che già abbiamo.” È questo, in sintesi, il cuore dell’interpellanza urgente presentata da Gianfranco Miroglio (Europa Verdi), sottoscritta dai gruppi Uniti si può, Prendiamoci cura di Asti, Movimento 5 Stelle e PD, e indirizzata al Sindaco e agli Assessori competenti.
Il piano del decoro e la sostituzione delle panchine
Tutto nasce dalle recenti dichiarazioni dell’assessore Galvagno sul cosiddetto “Piano del decoro”, che secondo quanto riportato dai media prevederebbe interventi in alcune aree del centro, “anche - e forse soprattutto - in Piazza San Secondo, … in tale sede con la sostituzione di arredi e panchine”. Un’idea che non ha lasciato indifferenti le opposizioni, da tempo sensibili al tema del verde pubblico e del decoro urbano.
“Serve davvero sacrificare questi arredi?”
Miroglio non usa mezzi termini per sollecitare una riflessione più profonda da parte della Giunta: “È davvero necessario sacrificare tali arredi, condannandoli a indecoroso oblio e a quasi certa, graduale autodistruzione?” si domanda. E propone subito una possibile alternativa: “Non è pensabile una facile operazione di restyling (antiruggine per le fioriere, ‘impregnatura’ o tinteggiatura per le panchine, per altro robustissime), potendo poi destinare le risorse risparmiate a interventi analoghi in altri spazi cittadini al momento sprovvisti di arredi?”
Un concetto che si allarga fino a suggerire di pensare oltre il centro: “… senza arrivare, come sarebbe per altro molto opportuno, alle zone periferiche, … lo stesso corso Alfieri e la stessa area pedonale.”
Panchine firmate Dino Gavina: un tesoro sottovalutato
Un punto particolarmente forte dell’interpellanza riguarda il valore culturale degli arredi oggi a rischio. “C’è contezza in chi governa che gli arredi giudicati ‘sacrificabili’ hanno un valenza culturale enormemente significativa?” scrive Miroglio, ricordando che si tratta di panchine disegnate da Dino Gavina, “figura poliedrica e in qualche modo unica del design italiano”, e inserite nel celebre catalogo “Paradisoterrestre”.
Non a caso, le stesse panchine, modello “Sirmione”, arredano con discreta eleganza anche il centro storico di Bologna. “Se salvati, recuperati e ben promossi, gli arredi stessi potrebbero essere motivo di grande attenzione, prima culturale e poi turistica, una sorta di mostra a cielo aperto.”
Riprendere un progetto partecipativo
Nella lunga serie di quesiti posti al Comune, trova spazio anche il ricordo di un progetto di adozione delle panchine promosso a suo tempo dall’assessore Mariangela Cotto. “Un percorso virtuoso - osserva Miroglio - del quale al momento rimangono solo anonime targhette di ottone.” Da qui l’appello: “C’è volontà di riprendere tale percorso, riportandone ipotesi e proposte in commissione consiliare e poi ancora in consiglio?”
Un invito a non sprecare risorse e identità
Infine, Miroglio e i gruppi firmatari chiedono al Comune “se ci può essere un momento di riflessione aggiuntiva, e poi di ripensamento, capace di evitare un’offesa al patrimonio culturale cittadino e un inutile spreco di risorse.”
Ora si attende la risposta della Giunta, che dovrà chiarire se intenda procedere con la sostituzione o se sia disposta a valutare un progetto di restauro e valorizzazione di quello che, oltre a essere semplice arredo urbano, è anche un pezzo di storia del design italiano.