Attualità | 07 novembre 2025, 15:21

Asti, al via il corso di Libera: "Per contrastare la violenza serve una comunità educante"

Primo incontro sul tema "Giovani e crimine" con neuropsichiatri, assistenti sociali e formatori. Appuntamento dedicato alla giustizia minorile il 12 novembre

“Giovani e crimine” era l’argomento del primo incontro del corso di formazione di Libera Asti, organizzato con il sostegno di Acli Asti, dal titolo “Giovani e violenza. Ricerca di senso, educazione all’etica e ai diritti”. L’iniziativa, rivolta agli insegnanti e aperta alla cittadinanza, ha visto un uditorio numeroso e attento seguire con grande interesse gli interventi dei tre relatori, che hanno affrontato il tema da prospettive diverse ma complementari.

La neuropsichiatra Chiara Davico, ricercatrice presso l’ospedale Infantile Regina Margherita, ha rilevato che nei paesi ricchi si sta affrontando un problema sempre più diffuso di salute mentale tra i giovani. "I ragazzi risultano meno equipaggiati ad affrontare le difficoltà quotidiane e l’ansia diventa la risposta più immediata a esperienze impegnative, in primo luogo nell’ambiente scolastico che percepiscono come particolarmente ostile". Alla base di questa fragilità, una correlazione di fattori biologici, psicologici e sociali. "Prima ancora dell’aspetto psichiatrico, la prevenzione deve avvenire sul piano della comunità con un lavoro sulla cura da parte di adulti responsabili".

Contrastare la criminalità con modelli positivi

"La criminalità esercita sugli adolescenti un fascino pericoloso – sostiene Salvatore Inguì, assistente sociale dell’USSM di Trapani – e noi adulti dobbiamo trovare modelli maggiormente affascinanti e seduttivi su cui costruire il cambiamento". È quanto Inguì sperimenta con il progetto “Amunì”, che offre esperienze di crescita significative e motivanti, come viaggi solidali, per aiutare i giovani a costruire un'identità positiva.

Mario Schermi, formatore del Dipartimento della Giustizia Minorile, ha evidenziato come la violenza viaggi su tre costrutti relazionali: "l’individualismo radicale, le mafie e i fascismi". Le stesse mafie, ha spiegato, "sviluppano un discorso pedagogico basato su un’identità forte che non ammette alterità e il disprezzo per ogni differenza. Smascherare la pedagogia mafiosa è il punto di partenza per costruire una pedagogia civile".

Il secondo incontro, dedicato alla “Giustizia minorile”, si terrà mercoledì 12 novembre nella Sala dei Congressi della Fondazione Goria.

Redazione

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