Mentre il Piemonte dimostra una solida capacità di reazione sui mercati internazionali, la provincia di Asti fatica a tenere il passo della ripresa regionale. I dati relativi ai primi nove mesi del 2025, diffusi da Unioncamere Piemonte, delineano uno scenario a due velocità: se da un lato la regione festeggia un nuovo record di vendite oltre confine, dall'altro il territorio astigiano deve fare i conti con una flessione dell'export pari all'1,7%.
Il contesto regionale e le difficoltà locali
A livello complessivo, il Piemonte ha registrato una performance incoraggiante. Tra gennaio e settembre 2025, il valore delle merci esportate è salito a 46,0 miliardi di euro, segnando un aumento dell'1,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Una crescita sostenuta in particolare da un terzo trimestre brillante (+6,3%), che ha saputo compensare le incertezze della prima parte dell'anno.
Tuttavia, questa dinamica positiva non si è distribuita uniformemente su tutto il territorio. Asti, insieme a Biella (-2,4%) e Cuneo (-1,4%), si colloca nella fascia delle province che hanno subito una contrazione. Al contrario, territori come Alessandria (+8,7%) e Novara (+6,0%) hanno trainato la locomotiva regionale, mentre Torino ha mantenuto una sostanziale stabilità (+0,4%), pur continuando a generare quasi la metà dell'export piemontese.
Settori trainanti e crisi dell'auto
Analizzando i comparti produttivi a livello regionale, si evidenziano trend che aiutano a comprendere la complessità del momento economico. Il segno più è garantito da filiere solide come quella dei metalli (+14,6%) e dell'agroalimentare, che cresce del 7,7%. Quest'ultimo dato è particolarmente rilevante per un territorio a vocazione vinicola e gastronomica come l'Astigiano, suggerendo che le difficoltà locali potrebbero annidarsi altrove, probabilmente nel comparto manifatturiero legato alla meccanica o alla componentistica.
Nonostante i mezzi di trasporto restino il primo settore per volume d'affari (20,5% del totale), subiscono infatti un calo del 5,9%. All'interno di questo comparto, la crisi è evidente per gli autoveicoli (-17,2%), mentre la componentistica resiste e avanza del 3,8%. Anche la meccanica generale e la gomma-plastica mostrano segni di sofferenza, con cali rispettivamente del 4,6% e del 2,2%.
Il commento di Unioncamere
La situazione è stata analizzata da Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte e della Camera di Commercio di Alessandria-Asti, che ha sottolineato la resilienza del sistema imprenditoriale ma anche le sfide urgenti: "Il ritorno al segno più delle nostre esportazioni è la prova della straordinaria capacità di reazione del tessuto imprenditoriale piemontese. Tuttavia, non possiamo ignorare le criticità strutturali dell'automotive: serve una politica industriale urgente e coraggiosa per governare una transizione che sta colpendo i produttori di veicoli", ha dichiarato. Il presidente ha inoltre evidenziato la necessità di "difendere la nostra competitività in Europa e recuperare terreno sui mercati globali più complessi", garantendo stabilità per gli investimenti futuri.
I mercati di sbocco: bene l'Europa, crollano Cina e USA
Sul fronte delle destinazioni, l'Unione Europea si conferma il bacino principale, assorbendo oltre il 60% dell'export piemontese con una crescita del 2,7%. Francia e Germania rimangono i partner commerciali privilegiati, anche se con dinamiche opposte: le vendite verso Parigi calano leggermente (-1,2%), mentre quelle verso Berlino tornano a salire (+1,9%). Sorprende il dato della Svizzera, che segna un vero e proprio boom (+62,0%) grazie a metalli e gioielleria, e della Spagna (+9,8%).
Note dolenti arrivano invece dai grandi mercati extra-UE: gli Stati Uniti arretrano del 9,4% e la Cina registra una pesante contrazione del 13,6%, complicando ulteriormente il quadro per le aziende che puntano sull'internazionalizzazione a lungo raggio.










