Attualità | 14 dicembre 2025, 07:20

Gioco d'azzardo: il Piemonte è regione "virtuosa" ma preoccupano i piccoli centri

Spesa pro capite sotto la media nazionale, eppure a Oulx (TO) si sfiorano i 6mila euro a testa

Immagine generata mediante software di intelligenza artificiale

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Il Piemonte si conferma un argine, seppur parziale, alla grande ondata del gioco d'azzardo che sta investendo l'Italia, ma nasconde al suo interno delle vere e proprie "enclavi" dove la spesa per scommesse e slot registra cifre record. È questa la fotografia a due facce che emerge dalle stime elaborate dall'Ufficio comunicazione dell'Unsic per il 2025, diffuse in occasione della presentazione del libro Skin player del medico Massimo Persia.

In un contesto nazionale dove le cifre sono in costante ascesa, la nostra regione appare abbastanza virtuosa. I dati indicano infatti un importo di spesa pro capite nei luoghi fisici decisamente al di sotto della media italiana. Anche sul fronte digitale i piemontesi sembrano più prudenti: l'indice dei conti attivi online si ferma a 0,27, contro una media nazionale di 0,34. Secondo le rilevazioni di Federconsumatori riferite al 2024, ogni residente in Piemonte ha speso mediamente 1.234 euro per il gioco fisico, contro i 1.563 del resto del Paese.

Tuttavia, il quadro generale non deve trarre in inganno. Esistono zone di forte criticità, in particolare nei piccoli centri sotto i 10mila abitanti. Il caso più eclatante è quello di Oulx, in provincia di Torino, che detiene il non invidiabile primato regionale di spesa pro capite: nel 2023 si sono registrati ben 5.742,05 euro giocati per abitante. Un dato impressionante, seppur in calo rispetto all'anno precedente quando il comune della Val di Susa era quarto in Italia con oltre 7mila euro. Situazioni analoghe di spesa rilevante si segnalano anche a Cervere, nel Cuneese, e a San Giusto Canavese, nel Torinese.

L'impatto sociale resta comunque significativo: si stima che in Piemonte le persone affette da ludopatia siano circa 100mila su una popolazione di 4,2 milioni, generando costi sociali per 160 milioni di euro. Una realtà meno drammatica rispetto al Sud Italia — con la Campania in testa per spesa pro capite — o alla Lombardia, prima per volume assoluto con 27 miliardi, ma che richiede comunque attenzione.

Allargando lo sguardo oltre i confini regionali, i numeri del 2025 fanno girare la testa: gli italiani hanno "investito" nel gioco complessivamente circa 170 miliardi di euro, una cifra che vale il 7,2% del Pil nazionale e che supera, per intendersi, le spese statali per istruzione e sanità. La parte del leone la fa ormai il gioco online, che da solo muove 100 miliardi di euro, trainato dalle scommesse sportive e dai casinò virtuali, mentre il gioco fisico (Gratta e vinci, Lotto, slot) si attesta sui 70 miliardi. Di questa enorme massa di denaro, circa 11,5 miliardi finiscono nelle casse dello Stato.

L'analisi di questi dati ha fatto da sfondo alla presentazione del volume di Massimo Persia, già responsabile del SerD di Tivoli-Guidonia. Il testo affronta i meccanismi neurobiologici delle dipendenze, puntando i riflettori anche sul mondo dei videogiochi che prevedono transazioni in denaro. "Non è facile distinguere la sottile linea tra il gioco come puro intrattenimento e la patologia" spiega l'autore. "Si calcola che in Italia ci siano circa 1,5 milioni di giocatori patologici, con un rilevante aumento di giovani. Ciò conferma l’importanza di ascoltare gli adolescenti anziché giudicarli".

Redazione

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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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