Dopo la tragica notizia del suicidio di C. G., astigiano di 38 anni, tra le mura del carcere di Quarto, la Camera penale di Asti rompe il silenzio con una nota ufficiale che non lascia spazio a interpretazioni. Il nome del detenuto, ottantesimo della lista nazionale in questo desolante 2025, rappresenta per i penalisti astigiani il simbolo di un sistema al collasso. Il consiglio direttivo, profondamente scosso, ha preso atto di come l’illusoria assenza di simili tragedie nella realtà locale, che durava da oltre un decennio, sia inesorabilmente giunta al termine.
Un fallimento della finalità rieducativa
Il cuore della critica mossa dagli avvocati riguarda la trasformazione dell'istituto e la carenza strutturale di risorse. "Il primo suicidio avvenuto nel carcere di Asti è ancora l’ennesima cronaca di una morte annunciata da riforme che sono esclusivamente volte a detenere persone senza alcun investimento in personale, quali educatori e sanitari", ha dichiarato con fermezza il presidente della Camera penale, Davide Gatti. Secondo la nota, la contrazione degli esperti nel reinserimento sociale ha reso la detenzione disumana, calpestando la finalità rieducativa della pena prevista dalla Costituzione.
L'appello per il rispetto della dignità
La riflessione dei penalisti si sposta poi sulla tutela dei soggetti più fragili affidati allo Stato, la cui incolumità psico-fisica dovrebbe essere prioritaria. "Si registra il clamoroso fallimento della funzione rieducativa della pena, la quale impone in primis il rispetto della dignità umana", sottolinea il documento sottoscritto da Davide Gatti e dal consiglio. Per la Camera penale, non è più possibile ignorare come il sovrappopolamento e la mancanza di supporto medico-specialistico trasformino l'attesa del trasferimento in un limbo pericoloso per la vita stessa dei detenuti.
L'auspicio per l'anno che volge al termine
A poche ore dal brindisi per il 2026, la nota si chiude con un auspicio amaro, rivolto alle istituzioni nazionali. L'obiettivo è che questo nome, il primo assoluto per la Casa di reclusione astigiana, rimanga anche l'ultimo di un elenco nazionale che ha superato ogni limite di guardia. "L’unico mesto auspicio che vogliamo propagare è che il primo suicidio avvenuto nel carcere astigiano possa essere l’ultimo del tristissimo elenco nazionale, quantomeno nell’anno che volge al termine" concludono i legali in questo duro monito di fine anno.










