Si sente sempre più spesso parlare di biodiversità; termine che esprime la varietà degli organismi a tutti i livelli, la varietà degli ecosistemi e delle comunità. E’ il risultato del processo evolutivo degli esseri viventi, iniziato tre miliardi e mezzo di anni fa, nel quale le varie specie, umani inclusi, si sono adattate alle più svariate condizioni ambientali.
Tra le biodiversità, si inizia a ragione, a dare buon peso a quelle culturali che rappresentano l'intima identità di gruppi di persone: il dialetto, gli alimenti, il folklore, sono esempi di patrimonio culturale, evoluto nel corso della storia e caratterizzante persone e pensare. Sono le tipicità di una certa area che hanno contribuito ad ispirare e sviluppare le conoscenze, le arti e le tradizioni locali, ma oggi, a causa principalmente dei nuovi modelli di globalizzazione e di una triste evoluzione sociale orientata all’individualismo, rischiano di andare perse.La diversità culturale, lo dice Unesco nella sua Dichiarazione Universale sul tema, è patrimonio comune dell'Umanità. Lo dice chiaro e tondo nell’art. 1: La cultura assume forme diverse nel tempo e nello spazio. La diversità si rivela attraverso gli aspetti originali e le diverse identità presenti nei gruppi e nelle società che compongono l'Umanità. Fonte di scambi, d'innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell'Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni presenti e future.
Torniamo a noi allora. Il nostro posto bellissimo ha molto, moltissimo da dire in fatto di cultura e diversità culturale. Sta a noi tutti dargli peso e valore, nella consapevolezza che l’unicità del nostro patrimonio culturale non possa che essere fattore di sviluppo: ampliare le possibilità di scelta offerte a ciascuno è sicuramente una delle fonti di crescita, intesa non soltanto nell’accezione economica, ma anche come possibilità di accesso ad un'esistenza intellettuale, affettiva, morale e spirituale più soddisfacente.
Il suggerimento quindi è di partire dalla conoscenza per ritrovare appartenenza e partecipazione, cominciando dalla rilevanza storica di Asti e dell’Astigiano. Capiamoci, non è guardare indietro ma farsene coscienti e forti per andare meglio avanti. Forti delle tantissime tracce rimaste fuori (monumenti, arte ed amenità varie) e dentro di noi. Sì, perché la biodiversità culturale è dato che definirei genetico, solo che, con tutto il bailamme quotidiano, spesso resta sopito e a forza di sopirlo, generazione dopo generazione, rischia di scomparire. Credo valga la pena provare a risvegliarlo.