Vacanze Astigiane | 12 gennaio 2023, 07:30

Vacanze nell’Astigiano al seguito di Benedetto

Nuovo invito a girare e scoprire bellezza, questa volta seguendo alcune mirabili opere architettoniche di un grande astigiano: Benedetto Alfieri

Il cortile di palazzo Alfieri, con al centro il celebre busto

Il cortile di palazzo Alfieri, con al centro il celebre busto

Benedetto Innocenzo Gaspare Giuseppe Alfieri nasce a Roma l'8 giugno 1699, astigiano da parte di padre, il conte Alessandro Niccolò Alfieri Bianco, del ramo cadetto degli Alfieri di Asti, detto di Cortemiglia. Arriva ad Asti a quindici anni. La famiglia lo indirizza al diventare avvocato, ma dopo tre anni di svogliati studi si invaghisce dell’architettura. E buon per noi.

Appena ventiseienne, riesce a seguire il suo primo intervento, ad Asti, nella costruzione del campanile di Sant'Anna. Sempre ad Asti, si fa anche una carriera amministrativa, indubbiamente supportata dall’importanza del cognome. Da lì è tutto in discesa. Negli anni seguenti gli impegni architettonici si faranno sempre più rilevanti, tanto quanto la sua dedizione. Nel 1726 progetta l'ampliamento della facciata del palazzo comunale, dove solo quattro anni dopo va ad occupare la poltrona di sindaco.

Il periodo era quello del Barocco, stile, non solo architettonico, con cui il Piemonte si è arricchito in un paio di secoli di un patrimonio d’arte straordinario per varietà e valore. Le sue tracce sono abbondanti e bellissime anche ad Asti e nell’Astigiano. La maggior parte a firma del nostro Benedetto. Il nipote poeta ce ne fornisce un illuminante ritratto:

Era appassionatissimo dell'arte sua; semplicissimo di carattere, e digiuno quasi d'ogni altra cosa, che non spettasse le belle arti. Tra molte altre cose, io argomento quella sua passione smisurata per l'architettura, dal parlarmi spessissimo, e con entusiasmo, a me ragazzaccio ignorante d'ogni arte ch'io m'era, del divino Michelangelo Buonarroti ch'egli non nominava mai senza o abbassare il capo, o alzarsi la berretta, con un rispetto ed una compunzione che non mi usciranno mai dalla mente.

Troppi gli edifici a sua opera per vederli tutti in un solo tour. Nello scegliere, una mano ce la da anche la loro fruibilità, specialmente nel capoluogo. Scartiamo quindi la parte nobile di Palazzo Gazelli, privato fino a ieri e da poco acquistato da un nuovo privato, Palazzo Gabuti di Bestagno, ora Ottolenghi, dagli infiniti lavori, la parte della biblioteca del Seminario vescovile e il Palazzo Civico, per dirottarci su Palazzo Alfieri.

Da Asti mi muoverei poi verso il castello dei conti Amico a Castell’Alfero a rimirare i fastosi interni, con il suggerimento di chiederne in anticipo l’apertura al locale Comune. Se proprio non andate di domenica, ben gentili, vi aprono. Poi Piovà Massaia, il paese della menta, per godere dell’estetica d’insieme della sua parrocchiale, imponente gioiello del barocco alfieriano. A seguire, il castello di San Martino Alfieri, dove i disegni di un giovanissimo Benedetto Alfieri pare abbiano supportato l’opera dell’ingegnere Antonio Bertola.

Ora comunque il castello si gode nel rifacimento ottocentesco in stile neobarocco dell’architetto Ernesto Melano. Scordatevene. Vale alla grande la gita, ricordando che quale sede della azienda vitivinicola Marchesi Alfieri, il costo dell’esperienza è di 25 euro, comprensivi della guida per tutta la durata della visita e della degustazione finale di quattro vini.


A chiudere, Govone. E’ vero che si sfora in Roero, ma il castello è un tale spettacolo che si può azzardare l’occasionale fuori porta. Qui la mano e l’ingegno dell’Alfieri li trovate sulla facciata nord, ma solo da domenica 26 marzo che riaprono in occasione di Tulipani a corte.

Davide Palazzetti


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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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