La filosofia e le sue voci | 15 giugno 2024, 09:00

Hegel o dell'amore

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

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[L']amato non ci è opposto, è uno con la nostra essenza: in lui vediamo solo noi stessi, e tuttavia non è noi: miracolo che non siamo in grado di capire

Hegel, Scritti giovanili 

Potrà sembrare strano, ma anche Hegel, da giovane e non solo, l'austero e un po’ barbogio filosofo idealista, si è occupato di amore nei suoi scritti. Dichiaro subito, a scanso di equivoci: non si tratta dell'amore romantico, di quello narrato nei romanzi, cantato dai poeti e rappresentato nei teatri. Qui l'amore è un dispositivo filosofico, un concetto che diviene, in qualche modo, la filosofia stessa. Da un certo punto di vista, il filosofo tedesco ha fatto sua l'eredità platonico-agostiniana: la filo-sofia è amore, desiderio di ricongiungimento con il principio primo che non può che essere identificato con Dio. Amore verso Dio, amore verso l'alterità: la filosofia si configura come quell'avventura intellettuale che si distribuisce sulle coordinate, intersecando l'asse orizzontale delle ascisse (l'alterità) con quello verticale delle ordinate (la trascendenza di Dio) - processo che nell'Hegel maturo sarà tutto interno all'Idea, ovvero a Dio stesso. 

Come ha correttamente appuntato Alessandro De Cesaris nel suo Ai limiti del concetto (Orthotes, 2024), l'amore si fa carico dell'annosa questione della pluralità, nei suoi rapporti con l’unità. Pensiamo semplicemente alla nostra esperienza quotidiana e proviamo a porre mente a un sentimento tanto forte quanto distruttivo quale l'odio. La persona odiata ci è estranea, separata. Infinitamente distante, la si percepisce solamente come quel nembo oscuro e fluttuante che ci perseguita, che contamina irrimediabilmente quanto di più nobile ci collega e ci tiene uniti; erode il tessuto connettivo, la cartilagine che funge da cuscinetto alla frizione tra ossa. Non ci sembra, allora, l'odio uno smembramento dei tessuti, la cancrena della carne che ci tiene uniti, la disseminazione per le strade del mondo?

Di contro, “[l]a dimensione dell'amore è non mediana, ma mediale: essa non consiste nella ricerca di un punto intermedio tra soggetto e oggetto, ma nell'individuazione del modo in cui l'oggetto si mostra come al tempo stesso unito e distinto dal soggetto” (De Cesaris, p. 55). L'amore diviene così quel campo entro il quale reciprocità - riconoscimento vicendevole - distinzione - sa accogliere la negazione dell' X-non-è-Y - sono rese possibili. Ecco, se vogliamo definire l'amore: esso è condizione di possibilità imprescindibile, se è nostra intenzione fornire una descrizione e una spiegazione coerente delle trame del mondo in cui ci è toccata la sorte di vivere. In questa chiave, non è più possibile negarne le implicazioni filosofiche, né espungerne le ricadute in ottica ontologica. 

Simone Vaccaro

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Simone Vaccaro

Mi sono laureato in filosofia della religione presso l’Università degli Studi di Torino, discutendo una tesi dal titolo: Filosofia come linguaggio di fede in Karl Jaspers.

Professore a chiamata presso scuole secondarie di primo e secondo grado e ricercatore per passione, animo seminari e caffè filosofici presso l’Istituto Istruzione Superiore “V. Alfieri” di Asti.

Sono interessato principalmente alle questioni metafisico-ontologiche (che sono meno noiose di quanto possano sembrare!) e alla natura (teor)etica del pensiero filosofico.

Dal 2019 sono cofondatore e coredattore del blog filosofico Arena Philosophika, nato come piattaforma di confronto, di incontro e laboratorio estetico-concettuale.

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