Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Arianna Franco (Fp Cgil Asti) sulla situazione degli Enti Locali e l' assoluzione di Vincenzo Carafa.
I Comuni piangono, la sentenza parla chiaro.
La vicenda giudiziaria, che ha coinvolto il Segretario comunale Carafa, per il cui esito non possiamo che rallegrarci, ci impone di fare un’amara riflessione: lo stato in cui versano molti piccoli comuni e gli ostacoli della burocrazia rendono molto difficile, se non impossibile, far fronte alle esigenze del territorio.
La sentenza che ha disposto l’assoluzione di Carafa parla chiaro: “Il Segretario ha forzato la regola per poter garantire i servizi, stante l’impossibilità di assumere nuovo personale”.
Questa volta è messa nero su bianco la morsa dei tetti di spesa e assunzionali che stritola molti piccoli Comuni anche del nostro territorio, in un contesto nazionale, ricordiamolo, che vede più di 400 comuni senza un dipendente assegnato a tempo pieno.
La capacità assunzionale degli Enti Locali si basa su parametri vecchi e su tetti di spesa a tal punto risicati da non consentire neppure la sostituzione integrale dei dipendenti che accedono alla meritata pensione. Ed ecco che ci si ingegna: unioni di Comuni presso le quali vengono posti in comando i dipendenti, contratti di collaborazione e consulenza, borse Lavoro, utilizzo dei bandi di Servizio Civile e i più intraprendenti operano delle forzature alla normativa senza alcun tornaconto personale, questo ciò che è stato dimostrato nel caso in analisi. Tutte misure, insomma, che non possono essere in alcun modo risolutive, ma danno un po’ di respiro.
Il comparto delle Funzioni Locali ha davanti sfide ancor più ardue rispetto agli altri settori del Pubblico Impiego: veniamo da anni di contrazione occupazionale e la situazione non accenna al momento a migliorare; questo rende impraticabili molte delle scelte improntate al potenziamento degli organici e alla loro valorizzazione, in un contesto in cui le lavoratrici e i lavoratori del comparto delle Funzioni Locali sono tra i dipendenti pubblici con salari più bassi.
In questo periodo di confronto in previsione del rinnovo contrattuale del Comparto, non possiamo permetterci di accettare passivamente il definanziamento già annunciato, anche se questo dovesse significare proseguire sul terreno della mobilitazione. L’obiettivo cardine deve essere il superamento dei tetti di spesa sia sul salario accessorio che sulle capacità assunzionali.
Il tema della carenza di personale non può e non deve essere affrontato sostenendo che la valorizzazione economica debba passare attraverso l’aumento dell’orario di lavoro, né tantomeno consentire che in singoli territori in difficoltà vengano prese decisioni sofferte ed inevitabili, pur forzando la normativa vigente, per garantire servizi ai cittadini.
Sarebbe una sconfitta per il sistema paese.