È arrivata oggi la sentenza a carico del professore trentaquattrenne, accusato di aver abusato sessualmente di due alunne minorenni, 15 e 16 anni, tra il 2023 e il 2024.
Il Gup, Claudia Beconi, ha fissato a tre anni la condanna, aggiungendo l'interdizione dai pubblici uffici e il divieto di avvicinare minorenni.
Inoltre, è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva a livello risarcitorio di 5 mila euro per la ragazza sedicenne e di 4 mila per la quindicenne.
Una sentenza in linea con il Pubblico Ministero, Davide Greco, che aveva chiesto tre anni e quattro mesi.
“La sentenza ha comprovato la fondatezza delle accuse mosse nei confronti dell’imputato. Gli atti di indagine sono stati compiuti in modo molto accurato da parte del Pubblico Ministero, che ha svolto tutte le indagini in maniera molto accurata - racconta l’avvocato Davide Arri, legale di una delle ragazze insieme alla collega Rita Armeni - Oggi abbiamo avuto una sentenza che ha confermato la bontà dell'impianto accusatorio e, quindi, sicuramente vi è soddisfazione, per quanto sia possibile in vicende come queste”.
Le indagini erano iniziate lo scorso autunno per mano della Polizia Giudiziaria e della Procura della Repubblica del Tribunale di Asti, a seguito di alcune segnalazioni arrivate proprio da un istituto superiore di Asti.
L’insegnante di geografia, originario di Brindisi, era stato inizialmente accusato da una studentessa, che aveva confidato ad una docente di aver avuto dei rapporti sessuali con un professore del precedente anno scolastico.
A questo punto, la comunicazione era stata tempestivamente inoltrata all’autorità giudiziaria.
“Secondo me è un dato importante il fatto che le istituzioni scolastiche siano intervenute in modo molto adeguato e una volta raccolta la segnalazione, la richiesta di aiuto da parte della mia assistita, abbiano informato le autorità e che, a seguito delle indagini svolte, si sia pervenuti a un giudizio di penale responsabilità”, prosegue l’avvocato Arri, sottolineando l’ottimo lavoro delle istituzioni scolastiche.
L’uomo, finito sotto indagini, inizialmente si era dichiarato estraneo ai fatti, tuttavia, ha dovuto cedere davanti alle prove evidenti raccolte dalla Procura. Nell'interrogatorio di garanzia davanti al GIP, l'indagato, assistito dai suoi legali, aveva ammesso i reati precedentemente contestati, chiedendo "che il processo sia definito allo stato degli atti", cioè attraverso il rito abbreviato. A seguito di questa confessione, il giudice per le indagini preliminari ha deciso di riconoscere le attenuanti generiche.
Secondo quanto emerso, l’uomo avrebbe sfruttato le fragilità delle studentesse, manipolandole per ricevere atti sessuali in cambio di compiti e buone parole con gli altri insegnanti: "Non mi ha costretta, però non sapevo che cosa stessi facendo. Il professore ha usato la mia fragilità per approfittare di me", ha raccontato la studentessa sedicenne.
Una sentenza importante per l’accusa, che si è vista riconoscere la propria bontà e che, come sottolinea l’avvocato Arri: “Come avvocato, ma prima ancora come papà e come cittadino, il fatto che ci sia questa collaborazione tra istituzioni, scolastica e giudiziaria, è di fondamentale importanza per far emergere queste distorsioni, questi reati che purtroppo noi abbiamo sentore che tante volte fatichino molto ad emergere, un po' per paura, un po' per situazioni di difficoltà, un po' per ritrosia, un po' stereotipi, che condizionano le ragazze. Non è così facile e quindi questo è un bell'esempio di contrasto efficace a queste dinamiche, che inquinano le attività scolastiche, ma soprattutto rovinano la vita alle persone, alle ragazze”, che in questo caso, hanno dimostrato grande coraggio, segnalando prontamente l’accaduto, seppur trovandosi in una situazione complicata.