Nuova tegola sulla sanità astigiana: da oggi, 1 agosto, il reparto di Ginecologia dell’ospedale Cardinal Massaia di Asti sarà temporaneamente accorpato a quello di Chirurgia generale. A denunciarlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Fabio Isnardi, che esprime forte preoccupazione per quella che definisce “l’ennesima riduzione silenziosa dei servizi sanitari nella nostra provincia”.
“Non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’ASL – dichiara Isnardi – e questo accorpamento arriva in un contesto già reso critico dalla chiusura del reparto di Dermatologia e dai disservizi vissuti nei giorni scorsi al Pronto Soccorso, dove i pazienti sono rimasti per giorni in coda sotto il sole prima che venisse installato un semplice tendone di plastica.”
Il consigliere evidenzia come l’ospedale Cardinal Massaia sia da sempre un punto di riferimento non solo per la città di Asti, ma anche per molte aree del Piemonte meridionale: “L’accorpamento ad agosto è un’anomalia – aggiunge Isnardi – e potrebbe indicare un calo progressivo della qualità dell’offerta sanitaria nel nostro territorio.”
Non manca una nota polemica nei confronti delle recenti dichiarazioni del consigliere di maggioranza Sergio Ebarnabo, secondo cui l’assenza del territorio astigiano nel nuovo Piano Socio Sanitario regionale non sarebbe un problema: “Apprendiamo con sollievo che il futuro della nostra sanità è già stato deciso altrove – commenta Isnardi con ironia – e che a breve ci sarà un’ondata di innovazioni tecnologiche. Peccato però che sui tempi di realizzazione, come nel caso dell’intelligenza artificiale per la gestione dei pazienti cronici, regni ancora l’incertezza.”
Isnardi conclude con un monito alla Giunta regionale e all’Assessore alla Sanità Riboldi: “L’innovazione tecnologica è importante, ma non può sostituire la presenza fisica di medici e personale sanitario. La sanità non può diventare un servizio ‘virtuale’. I cittadini hanno bisogno di cure concrete, professionisti disponibili e strutture efficienti. Invece, oggi ci ritroviamo con reparti che chiudono o si accorpano senza preavviso.”