Partiamo da una premessa: "tutto ciò che si immagina è reale, al di fuori del reale c'è solo l'immaginazione". Con questo spirito Luca Quagliotti, segretario provinciale Cgil, interviene sulla proposta di realizzare un “Grappolo” nell’area della parte nuova dell’ex ospedale di Asti, destinato a ospitare uffici, bar, ristoranti, aule e spazi di coworking.
Per Quagliotti, se da un lato l’idea di riqualificare l’immobile è da sempre condivisibile, dall’altro prima di intraprendere scelte così onerose sarebbe necessario stabilire la destinazione complessiva dell’intero complesso, non solo di una parte di esso.
Già durante il Tavolo dello Sviluppo, Cgil insieme a Cisl e Uil aveva avanzato la proposta di trasformare l’ex ospedale in un polo culturale e universitario: una sede per Biblioteca Astense, Israt e Astiss, dotata di aule studio, aula magna, foresteria, alloggi per studenti, servizi e attività commerciali. Nella visione dei sindacati, il cortile dell’area monumentale dovrebbe recuperare la funzione di giardino per gli studenti, mentre l’ala moderna andrebbe abbattuta per ristabilire la continuità con il Parco della Resistenza.
"Il cosiddetto Grappolo – sottolinea Quagliotti – non avrebbe alcun legame con la zona, riqualificherebbe solo una parte del complesso e comporterebbe costi pubblici elevatissimi, mentre il privato non investirebbe un euro, limitandosi a incassare affitti e manutenzioni. Una triangolazione perfetta per il privato, ma dannosa per le casse pubbliche".
Il paragone con grandi opere come Beaubourg o Guggenheim, aggiunge, non regge: "Lì si trattava di progetti culturali di respiro internazionale, non di una mera operazione immobiliare".
La conclusione di Quagliotti è netta: "Ancora una volta ad Asti ci troviamo di fronte a un progetto privo di visione, utile più a chi lo realizza che allo sviluppo della città".