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Attualità | 12 settembre 2025, 12:37

Museo del vino, hotel e università in un grattacielo "a grappolo": saranno il futuro dell'ex ospedale? [INTERVISTA]

Carlo Fornaca, presidente Gruppo Costruttori dell'Unione Industriale: "Oggi quell'area genera solo spese e degrado. La nostra idea è creare un motore che porti benefici a tutti: imprese, cittadini e turismo"

Due render del progetto scelto

Due render del progetto scelto

Asti, ormai da molti da anni, si interroga sul futuro dell'ex ospedale, un gigante vuoto nel cuore della città. A scuotere le acque è Carlo Fornaca (ritratto nella foto a metà articolo), presidente dei costruttori edili dell'Unione Industriale, che rilancia con forza un progetto ambizioso: abbattere parte della vecchia struttura per far posto a un edificio iconico, una torre polifunzionale, definita informalmente "grattacielo a grappolo", da 35 milioni di euro

L'idea, lanciata nel maggio del 2022, ha ora una fisionomia definita grazie al concorso di idee vinto dal progetto "Racimolo" di un team di giovani progettisti del Politecnico di Torino. Ma tra il sogno e il cantiere ci sono nodi cruciali da sciogliere: dai finanziamenti alla sostenibilità economica, fino alla reale identità del progetto. Ne abbiamo parlato con il suo principale promotore, appunto il presidente ANCE Carlo Fornaca.

Presidente, partiamo dal modello di business. Vista la crisi del commercio ad Asti, è stata fatta un'analisi di mercato per capire la domanda di uffici e negozi tradizionali?
In realtà l'idea non è quella di realizzare uffici o residenze. Parliamo piuttosto di una struttura attrattiva con attività commerciali strettamente legate al turismo: ristorazione, un Museo del Vino e aree espositive dove le aziende del territorio possano presentarsi. Visto che la vocazione della nostra provincia è quella vinicola, pensiamo ad esempio a degli stand dove i produttori possano far conoscere i loro prodotti ai visitatori.

Quindi un polo multifunzionale. Oltre al turismo, si è parlato anche di altre possibili destinazioni d'uso?
È sicuramente interessante valutare l'inserimento di spazi per l'università, per ampliare il sistema scolastico, e di aree per conferenze, che oggi mancano in città. Allo stesso modo, stiamo verificando la possibilità di realizzare un hotel, dato che Asti ha difficoltà a livello ricettivo. Il filo conduttore di ogni funzione sarà sempre il collegamento con il turismo, la cultura e il recupero complessivo dell'area.

Come si dovrebbe sostenere un'operazione così complessa dal punto di vista strutturale e finanziario?
Il punto fondamentale è che il progetto parte da un'idea mista pubblico-privata: in sostanza, una Fondazione con uno scopo sociale, i cui proventi verranno reinvestiti per proseguire con la riqualificazione del resto del complesso. Si inizierebbe dalla parte che è possibile abbattere, quella non soggetta al vincolo della Soprintendenza. Una volta che questa prima parte sarà operativa, generando un indotto positivo per l'area, con gli utili si potrà procedere al recupero del chiostro e, in un secondo momento, della vecchia caserma e persino dell'ex Maina.

Il nodo principale, come ha evidenziato, sembra essere proprio il valore dell'immobile, che ne ostacola la vendita da parte dell'Asl e quindi ogni sviluppo. Qual è esattamente il problema e come si può superare?
Quando vengono dismesse strutture pubbliche importanti, per legge vengono effettuate delle perizie che, purtroppo, spesso non tengono conto del reale andamento del mercato. Questo spiega perché molte aste vadano deserte. Queste valutazioni fissano un prezzo molto alto e, trattandosi di beni pubblici, nessun amministratore può prendersi la responsabilità di vendere accettando una minusvalenza. Di conseguenza, gli immobili restano bloccati. La verità è che la perizia non è corretta: l'immobile ha un valore di mercato che è forse un terzo di quello a bilancio. Ai prezzi attuali, un imprenditore dovrebbe rivendere a 6.500-7.000 euro al metro per avere un utile: ad Asti è semplicemente fuori mercato, sarebbe un'operazione fallimentare. Se non si può accettare una minusvalenza, l'immobile non è appetibile. La soluzione, quindi, non può che essere una sinergia tra pubblico e privato, un partenariato che inneschi un volano per l'intera area.

Scelto il progetto "Racimolo", quali sono ora i prossimi passi operativi e la tempistica che immaginate?
Il primo passo è stato l'incontro con tutti gli attori coinvolti – la proprietà (Asl e Regione) e le istituzioni – dal quale è emersa una chiara volontà di procedere. Adesso comincia la seconda fase: dovremo cercare e proporre una soluzione giuridica e amministrativa che permetta a questa sinergia di concretizzarsi. Sono convinto che l'idea della Fondazione, pensata per reinvestire gli utili sul territorio, rappresenti la spinta giusta per andare avanti.

Lei, come presidente dei costruttori, ci ha messo la faccia fin dal 2022. Al di là del ruolo di Ance, qual è l'impegno concreto, anche in termini di rischio d'impresa, che i costruttori astigiani sono disposti a mettere in campo?
Sono convinto che, nel momento in cui la discussione diventerà operativa e avremo individuato la corretta struttura giuridica per l'operazione, la nostra parte la faremo anche economicamente.

Un'ultima cosa sull'identità simbolica. L'idea iniziale era un edificio a forma di grappolo. Il progetto vincitore sembra però più pragmatico, forse meno iconico. È stata una scelta voluta?
Per dirla alla Renzo Piano: bisogna fare cose attrattive, ma che siano realizzabili a costi ragionevoli. Il progetto scelto rispetta tutte le norme più avanzate – antisismica, efficienza energetica, materiali green – ma è il risultato di una scelta, come ha detto lei, un po' più pragmatica. L'obiettivo è avere una struttura che evochi l'idea originale, ma che sia al tempo stesso funzionale e con un costo di gestione sostenibile.

Gabriele Massaro

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