Questa mattina, sabato 20 settembre, di fronte alla scalinata di piazza del Palio è stato allestito un gazebo di presentazione del Partito popolare del nord - Autonomia e libertà. Mediante il quale, il neonato partito che vede leader il Senatore Roberto Castelli, figura di primo piano della Lega "bossiana" e già ministro della Giustizia nel secondo e terzo governo Berlusconi, ha illustrato agli interessati il proprio progetto politico.
A dialogare con i cittadini erano fisicamente presenti l'Onorevole cuneese Domenico Comino, che ricoprì il ruolo di ministro per il Coordinamento delle Politiche Europee nel primo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, oltre alla vicepresidente, la dottoressa Francesca Losi, e al segretario provinciale Franco Quaglia, per testimoniare il radicamento del progetto sul territorio.
La questione settentrionale e la critica alla Lega
Non era invece ad Asti il leader Roberto Castelli, che però ci ha concesso una video-intervista, che vi proponiamo integralmente di seguito, nella quale l'ex ministro ha sottolineato che l'obiettivo del partito è chiaro: ridare voce a un'istanza, quella autonomista e federalista, che secondo i fondatori è stata tradita e abbandonata. Castelli, con una metafora, ha definito sé stesso e i suoi compagni di viaggio come "gli ultimi dei mohicani", convinti che la questione settentrionale non solo esista ancora, ma stia causando gravi problemi. "Noi siamo nati per un'Italia fortemente federale, non soltanto autonoma, e il risultato non è stato raggiunto", ha affermato.
Al centro della sua analisi vi è l'impoverimento del ceto medio del nord, con consumi ridotti del 45% rispetto a dieci anni fa. La causa, secondo l'ex ministro, è da ricercare in un residuo fiscale che sfiora i 100 miliardi di euro. "Esiste un grandissimo latrocinio da parte dello Stato centrale che porta via le risorse dalle nostre terre per portarle altrove", ha aggiunto. Non è mancata una critica sferzante alla sua ex casa politica: "La Lega ha avuto una metamorfosi a 180 gradi, è diventato un partito centralista con connotazioni meridionaliste. Oggi l'ossessione del segretario politico della Lega (ovvero il vice premier Matteo Salvini, ndr.) è il ponte di Messina, del resto non gliene frega nulla", ha chiosato.
Riconquistare gli astenuti delusi
Sulla stessa linea d'onda si è espresso Domenico Comino, sottolineando come il nuovo partito nasca per rispondere al "fallimento dell'autonomismo e del federalismo". L'elettorato di riferimento è ben definito: quella vasta platea di cittadini delusi che hanno smesso di credere nella politica. "Il nostro impegno è quello di andare a cercare chi, deluso da proposte irrealizzate o abbandonate dai partiti attualmente di governo, non va più a votare", ha spiegato Comino.
Un dato su tutti preoccupa il nuovo movimento: nelle regioni settentrionali, considerate la forza trainante del sistema produttivo nazionale, circa il 50% degli elettori non si reca più alle urne. È proprio a questo malcontento che il Partito popolare del nord intende rivolgersi, proponendosi come un'alternativa politica "centrale allo schieramento" e pronta a battersi per un nuovo assetto riformatore dello Stato.
Un appello a non rassegnarsi, perché, come ha concluso Castelli, "non votare è autolesionismo puro. Ricordiamoci che anche se tu non ti occupi di politica, la politica si occupa di te".