La provincia di Asti registra un tasso di crescita imprenditoriale debolmente positivo nel terzo trimestre del 2025, fermandosi a +0,12%. Un dato che, pur segnando un lieve progresso, posiziona il territorio astigiano leggermente sotto la media regionale del Piemonte, attestatasi a +0,14%.
È quanto emerge dall'analisi dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di commercio, che dipinge un Piemonte in una fase di apparente consolidamento numerico, ma che nasconde profonde trasformazioni interne.
A livello regionale, il saldo tra le 4.192 nuove iscrizioni (in calo del 5,5% sul 2024) e le 3.618 cessazioni (in calo del 5,8%) nel periodo luglio-settembre rimane positivo per 574 unità. Questo bilancio, leggermente inferiore a quello del 2024 (+593 unità), porta lo stock complessivo a 418.667 imprese registrate a fine settembre.
Un Piemonte "a due velocità"
Questa stabilità complessiva (+0,14%) maschera però un fermento significativo. Il tasso di crescita piemontese, identico a quello del 2024, risulta nettamente inferiore alla media nazionale (+0,29%).
Gian Paolo Coscia, Presidente di Unioncamere Piemonte, parla di un "Piemonte a due velocità", dove l'apparente stabilità cela grandi cambiamenti strutturali. "La crescita complessiva, seppur debolmente positiva, è interamente trainata dal dinamismo delle società di capitale e del settore dei servizi, che riescono a compensare le persistenti difficoltà di comparti strategici come la manifattura, il commercio e l'agricoltura", ha commentato Coscia.
Servizi e capitali trainano, agricoltura e commercio frenano
L'analisi conferma le parole del presidente. A trainare lo sviluppo sono le società di capitale, che rappresentano il 22,5% del totale e mostrano un tasso di crescita del +0,71%, cinque volte superiore alla media. Al contrario, le imprese individuali, che costituiscono la maggioranza (55,8%), sono stagnanti (+0,03%), mentre le società di persone (19,8%) sono in netta contrazione (-0,21%).
A livello settoriale, la crescita è interamente dovuta ai servizi. Gli "Altri servizi" (31,4% del totale) guidano la classifica con un +0,59%, seguiti dal Turismo (+0,50%) e dalle Costruzioni (+0,12%). In territorio negativo finiscono invece i settori più tradizionali: l'Industria (-0,05%) e, soprattutto, il Commercio (-0,06%), che da solo rappresenta il 21,5% delle imprese regionali. La performance peggiore spetta però all'Agricoltura (11% delle imprese), che segna la contrazione più marcata con un -0,21%.
Asti e le altre province
In questo contesto, la performance di Asti (+0,12%) si colloca nella parte bassa della classifica regionale. La provincia più dinamica è Novara (+0,27%), seguita da Verbano-Cusio-Ossola (+0,16%) e Torino (+0,15%). Proprio il dato del capoluogo, che rappresenta oltre la metà delle imprese piemontesi, è decisivo per il risultato complessivo.
La provincia di Cuneo segna un +0,13%, molto vicino ad Asti. Chiudono la classifica, con una crescita più debole, le province di Alessandria e Vercelli (entrambe a +0,05%) e Biella (+0,03%).










