La Giunta regionale del Piemonte cambia strategia sulle aree interne e scatena la polemica politica. La decisione di escludere le quattro aree "pilota" – che avevano partecipito con successo alla prima Strategia nazionale (SNAI) – dal nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 ha sollevato dure critiche dal gruppo consiliare del Partito Democratico.
Nel mirino c'è l'esclusione della Valle Bormida, l'unica delle quattro aree con dirette correlazioni astigiane, insieme a Valli Maira e Grana, Valli di Lanzo e Valli dell’Ossola.
"La Giunta Cirio parla di rilancio ma ha escluso proprio le aree che avevano già lavorato bene", commenta il gruppo PD, di cui fa parte anche il consigliere astigiano Fabio Isnardi: "È una scelta grave, che mostra tutta la distanza tra le parole e la realtà", affermano.
Il successo dei progetti pilota
La SNAI, nata nel 2014, mira a contrastare lo spopolamento e migliorare i servizi essenziali come scuola, sanità e mobilità. Le quattro aree piemontesi ora escluse rappresentavano un laboratorio nazionale riconosciuto, con 126 progetti attivati e oltre 48 milioni di euro programmati, vantando uno stato di avanzamento del 97%.
Nonostante questi risultati, certificati dallo stesso Assessorato allo Sviluppo della Montagna, la Regione ha preferito individuare due nuove aree progetto (Valsesia e Terre del Giarolo), interrompendo di fatto la continuità.
Il caso della Valle Bormida
Per la Valle Bormida, che conta 26 comuni e 14 mila abitanti tra le province di Asti e Cuneo, questo stop significa mettere a rischio i risultati concreti ottenuti. Grazie ai fondi SNAI, nell'area erano stati avviati un importante programma di risanamento ambientale, legato alle criticità ereditate dal passato industriale, e la realizzazione di una "Casa della salute" per visite specialistiche e screening.
Inoltre, le risorse avevano permesso di riattivare servizi di trasporto pubblico locale, cruciali per collegare i piccoli comuni con centri più grandi come Alba e Acqui Terme.
"Una marginalizzazione di fatto"
Risultati positivi erano stati registrati anche nelle altre aree: nelle Valli di Lanzo è stato potenziato l'istituto agrario e il presidio sanitario; nelle Valli Maira e Grana sono state sostenute cooperative di comunità e la digitalizzazione scolastica; nelle Valli dell’Ossola si è investito sulla riapertura di scuole primarie e sulla valorizzazione turistica.
La Regione, tramite l'assessore Marco Gallo, ha replicato in una risposta ufficiale che "non intende abbandonare le aree pilota", ma garantirà solo un "supporto tecnico". Una rassicurazione che non convince l'opposizione, che la bolla come una marginalizzazione di fatto, visto che non ci sarà accesso ai nuovi fondi europei.
Il timore, sottolineato dai consiglieri PD, è che si disperda un patrimonio di competenze e capacità di progettazione costruito in anni di lavoro. "È difficile capire se si tratti di incompetenza o di disinteresse", concludono i dem. "Non si possono giustificare le nuove aree abbandonando quelle già pronte e operative". La decisione, secondo il PD, rischia di amplificare le disuguaglianze territoriali anziché ridurle.










