Si celebra oggi, venerdì 21 novembre 2025, la Giornata nazionale degli Alberi, un appuntamento che accende i riflettori su un patrimonio inestimabile ma contraddittorio. L'Italia si conferma un gigante verde a livello europeo: con i suoi boschi copre il 5% dell'intera superficie forestale continentale, vantando 12 miliardi di alberi, ovvero circa 200 piante per ogni cittadino. Tuttavia, questa ricchezza naturale si scontra con una realtà urbana ancora troppo cementificata e una filiera del legno che fatica a soddisfare la domanda interna.
Al centro di questo scenario spicca il Piemonte, vera e propria "locomotiva verde" del Paese. La regione detiene il primato nazionale per superficie forestale arborea, con circa 1 milione di ettari che coprono il 38% del territorio. Qui vivono quasi un miliardo di alberi, suddivisi in 52 specie arboree e 40 arbustive, capaci di fissare ogni anno 5 milioni di tonnellate di CO2. Un dato rafforzato dalle recenti operazioni di rimboschimento: tra la primavera 2023 e il 2024 sono stati messi a dimora quasi trecentomila nuovi alberi, garantendo al Piemonte il podio dell'Atlante delle foreste.
L'allarme sul verde urbano e la salute
Nonostante l'abbondanza di boschi montani e collinari, le città italiane soffrono. Le aree verdi urbane rappresentano appena il 2,9% dei territori comunali, una percentuale che si riduce ulteriormente se si considerano i parchi giochi per i più piccoli. È su questo punto che si concentra l'attenzione di Coldiretti, evidenziando come il verde non sia solo decoro, ma salute pubblica.
"E’ fondamentale la presenza del verde urbano, a partire dalle aree frequentate dai bambini, come ad esempio le scuole", spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale. I due esponenti lanciano un appello alle amministrazioni per un cambio di passo: "Garantire la presenza di alberi è fondamentale per la salute fisica e mentale, per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la qualità dell’aria", aggiungono, sottolineando la necessità di affidarsi a professionisti qualificati come i florovivaisti e gli arboricoltori per evitare interventi approssimativi che danneggiano le piante.
L'economia del legno e la gestione attiva
Se il verde urbano è una questione di benessere sociale, il bosco è anche una risorsa economica strategica spesso sottoutilizzata. Confagricoltura ricorda che, sebbene le zone boschive coprano oltre un terzo dell'Italia, il Paese riesce a soddisfare solo il 20% della domanda di prodotti legnosi, importando oltre l'80% delle materie prime dall'estero.
In questo contesto si inserisce il dibattito sulle normative europee. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte e della FNP Risorse Boschive, commenta positivamente gli sviluppi legislativi internazionali: "La recente decisione del Coreper di rinviare di un anno il Regolamento sulla Deforestazione (EUDR), con la previsione di ulteriori semplificazioni, va incontro alle richieste formulate da Confagricoltura", dichiara, auspicando che l'Europarlamento confermi questa linea.
Per rilanciare il settore, che conta 10mila aziende e oltre 100.000 addetti, l'associazione propone misure concrete. "Un fondo da 50 milioni di euro per la meccanizzazione incentiverebbe la gestione sostenibile delle foreste e la produttività interna", prosegue Allasia, ricordando anche l'importanza di sostenere la logistica e la pioppicoltura.
La sfida della manutenzione e del clima
Un punto di convergenza tra le diverse sigle è la necessità di una manutenzione costante. L'abbandono dei boschi, cresciuti del 20% negli ultimi trent'anni, ha paradossalmente aumentato il rischio di incendi e dissesto idrogeologico. Secondo Federforeste, l'incuria porta alla perdita di biodiversità e all'indebolimento degli ecosistemi.
La soluzione risiede in una "gestione attiva": diradamenti, creazione di fasce tagliafuoco e rimboschimenti post-calamità devono essere sostenuti economicamente. Su questo fronte, segnali incoraggianti arrivano dalla recente legge sulla Montagna del 12 settembre 2025 e dal disegno di legge ColtivaItalia, che potrebbero favorire il recupero dei terreni silenti e sostenere il ricambio generazionale necessario per custodire il patrimonio verde del futuro.







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