Credo. Credo nella forza e nella bellezza della natura, in sentimenti ed atteggiamenti consoni e comuni, nelle capacità evolutive dell’uomo. Credo e invidio moltissimo chi oltre a questo abbia trovato anche un Dio. Banale dire quanto possa essere importante e utile a reggere eventi e cambiamenti, non ultimi gli effetti di un accidenti di virus.
A caccia di supporto ci ho provato spesso. Nulla da fare: l’idea in se non è male, tanto che qualche miliardo di persone la segue in forme e nomi diversi, ma la sua declinazione operativa, storica ed attuale, non è mai stata nelle mie corde.
Ci ho riprovato recentemente approfondendo la lettera enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti, resa pubblica il 4 ottobre scorso. Già lui, al netto di una certa forma tipica del ruolo, pare più un rivoluzionario; uno che da lì dà esempio, nel rinnovare e ripulire la sua Chiesa. insomma mi piace. E poi ti tira fuori un testo che abbraccia tutte le altre confessioni, sicura conseguenza dell’emozionante incontro di Abu Dhabi dello scorso anno con il Grande Imam Ahmad al-Tayyeb. Buon per chi ne avesse visto la diretta in tv, per ascoltare che tutti gli esseri umani sono uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, chiamati a convivere come fratelli tra di loro.
L’enciclica parla anche di Gandhi, di Martin Luther King, di Desmond Tutu, differenti personalità con in comune la volontà di incidere nella storia, di cambiare le cose combattendo distonie come le diseguaglianze, il dominio della finanza, il capitalismo; mettendo al centro la salvaguardia degli ecosistemi, i diritti umani, una società aperta e plurale, il lavoro. In Fratelli tutti trovi poi robe ancora più forti, tipo la proprietà privata subordinata al principio di destinazione universale dei beni della terra e al diritto di tutti al loro uso. Boom!
Si legge un progetto di società e mi piace, molto. Il fatto che lo porti avanti una persona ancora di più: ha quel non so che di eroico, di alfieriano, tanto per riavvicinarci ai nostri lidi, che mi attrae da morire. In particolare le critiche al sistema economico globale per come esso si è strutturato, a forme pervasive di consumo che collocano il mercato e il profitto ai primi posti della scala dei valori collettivi, all’allontanamento gli uni da gli altri.
Parlarne in questo momento credo sia tutt’altro che casuale, con una pandemia in corso che sta obbligando più a meno tutti a rivedere precedenze e prospettive. Fatti e pensieri a cui dar conto anche nel nostro posto bellissimo, lottando per non cadere in depressione o ancor peggio in tensioni fini a se stesse e spesso solo separanti, partitiche, brutte. Da comunità mondiale a comunità locale, siamo tutti nella stessa barca. Credo che anche nell’Astigiano pensarsi tutti fratelli sia la sola soluzione. Intanto un suggerimento che non mi sarei mai aspettato di voler dare: leggetevi l’enciclica.