Non è detto ve ne siate accorti, ma oggi in 248 città italiane e qualche migliaio di altre in Europa, si sta svolgendo la prima delle due Giornate Europee del Patrimonio, in gergo GEP. Una delle principali, se non la principale manifestazione culturale europea, diffusa in tutti i Paesi componenti l’Unione, promossa dal Consiglio d’Europa per mettere al centro le persone nel loro ruolo di creatori di valore culturale.
Eventi e attività organizzati non solo per far conoscere e celebrare il patrimonio culturale comune, nelle sue tante espressioni, ma prima ancora per sottolineare la sua fondante valenza di riflesso delle persone che ne traggono beneficio. Nel senso che qualsiasi sia la sua maestosità, bellezza o importanza, vale nel momento in cui ha un pubblico interessato e coinvolto.
Non c’è che dire, da Bruxelles si sono ben sbattuti, da anni sul tema e da mesi sull’evento, per convincere gli organizzatori nazionali e locali a continuare ad espandere ciò che offrono ai visitatori, raggiungendo e lavorando con un pubblico sempre più ampio e più diversificato.
E il nostro Ministero ha risposto egregiamente, tanto quanto il mare nostrum di grandi e piccoli patrimoni culturali, grandi e piccole città.
Nell’elenco ministeriale c’è veramente di tutto. Se mai un visitatore volesse mettersi in agenda l’insieme, decidendo di non perdersi proprio nulla, sarebbe a posto per qualche anno. Aperture straordinarie di monumenti, visite guidate attorno a capolavori storici e/o artistici, musei con nuovi allestimenti, nuovi racconti, nuovo pubblico, danza, musica, gastronomia tipica, teatro, messa in scena di belle tradizioni, storie ed esperienze di cultura popolare e chi più ne ha più ne metta. Coinvolte, ovviamente, le grandi città d’arte, ma forse ancor più i centri minori, con voglia di sfruttare l’occasione per rinforzare i rapporti di comunità, con necessità di farsi conoscere all’esterno.
E Asti? Nell’elenco ufficiale del Ministero: Visitiamo l’Archivio, visita guidata del locale Archivio di Stato. Toglietevene speranza però, salvo non abbiate prenotato entro ieri. Fuori lista un evento della Diocesi di Asti, organizzato nell’ambito del progetto Città e Cattedrali, Cultura a porte aperte al Museo Diocesano con l’esposizione di alcune opere dantesche che vedono picco in una rara prima traduzione latina della Divina Commedia, curata dal gesuita napoletano Carlo d’Aquino ed edita nella sua Napoli nel 1728. Non paghi, o, a scelta, non c’è due senza tre, ecco palazzo Mazzetti che invita alla visita guidata attorno al caratterizzante tema del suo impianto di fabbrica barocca.
Da smaniare, no? Ma voi fregatevene, il patrimonio che vi circonda in città è unico e bellissimo. I tesori di Asti sono i vostri tesori e per due giorni potete decidere comodamente di uscire dal coro e fare la fila davanti alla Collegiata, tanto per fare un esempio, per vedere il polittico del nostro grande Gandolfino invece di rischiare di farla, dubito ma non si sa mai, sotto un bianco tendone in attesa di due dita d’Asti. O ancor meglio fatele tutte e due che anche un Moscato d’Asti e una Barbera d’Asti sono signori patrimoni.