Viviamo in un posto bellissimo | 28 maggio 2022, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo che ha perso la fede

Puntata su un vocabolo fondante del nostro vivere quotidiano, analizzato nelle sue tante valenze, con la brutta sensazione d’averne appena perso una o più

Paolo De Benedetti

Paolo De Benedetti

Asti è usa, quasi abituata, a perdersi importanti pezzi per strada. L’ultimo è degli scorsi giorni, con la biblioteca di Paolo De Benedetti, magnificamente ricca di opere e di saggi filosofici e religiosi, che si invola verso Brescia. Ad Asti non si è trovato posto. Non si è trovato posto neppure per la punta di diamante della collezione, per quel prezioso documento storico che è la rara copia del Talmud tanto amata e studiata dal Professore. Un patrimonio che Asti non ha saputo accogliere, quasi avesse perso fede.

Dalla notizia di un’ennesima perdita d’opportunità per l’arricchimento culturale della città e di tutti, lo spunto a parlare proprio di fede. E’ ovvia la congruenza del termine applicata al prodotto editoriale in oggetto e una sua bella definizione è scritta proprio lì: Or la fede è certezza di cose che si sperano.

Ecco allora che il paventare, poco sopra, che Asti avesse perso fede prende significati assai più terreni legati al sognare assieme, al credere in chi amministra la cosa pubblica, al partecipare per contribuire. Le differenze tra Fede e fede sono chiare, ma origine e conseguenze si avvicinano. Ecco allora che la tendenza di sempre maggiore distanza tra organizzazioni sociali, noi, e organismi delegati alla gestione e crescita, ha nella perdita di fiducia uno dei suoi cardini. La fede nelle istituzioni perde anche lei i pezzi ed è un gran male. Male non certo imputabile ai cittadini, ma alla variegata e mutevole quotidianità e alle istituzioni stesse. Eppure, basterebbe solo pensare che una qualsiasi istituzione pubblica nasce sempre per volere dei molti, quale espressione democratica di fede. Fede in visioni, promesse e speranze che, nel momento di scelta, già normalmente non è facile considerarle certezze, figuriamoci in calo di credibilità sistemica.

Torniamo però ad Asti. Ok, ci siamo persi gran parte del patrimonio museale pubblico, ci siamo persi logiche e indirizzi culturali di comunità, ci siamo persi il Talmud di De Benedetti e tanto, tanto altro, ma dobbiamo smettere di perdere la certezza di cose che si sperano, scegliendo di dire basta. Scegliendo di pretendere la partecipazione alle scelte pubbliche, scegliendo di partecipare sempre e comunque. E in particolare quando, con la partecipazione al voto, le speranze possono profumare di nuove certezze.

Davide Palazzetti

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Viviamo in un posto bellissimo

Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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