Le onde e l'acqua sono una cosa sola, eppure questo non cela la loro differenza. L'acqua e le onde sono differenti, eppure questo non cela la loro unità
Tu-Shun, Cessation and Contemplation
Oggi facciamo un salto nel tempo e nello spazio. Ci avviciniamo ad un pensiero profondo, a noi distante, ma al contempo molto vicino; un pensiero nel quale specchiarsi e dal quale prendere spunto; un pensiero che troppo spesso è stato incrostato da uno strato di spiritualità più supposta che autentica. Oggi proviamo a riflettere a partire dalle parole di Tu-Shun (557-640 circa), patriarca del buddhismo cinese Hua-yen.
La prima cosa che ci salta all'occhio è la quasi consonanza terminologica cui siamo abituati nel nostro lavorio concettuale filosofico: unità e differenza. Due termini che sono presenti nella nostra tradizione fin dai suoi primi vagiti, fin dalle origini della sua storia nella riflessione greca. Un terzo concetto non è presente manifestamente, ma, pur essendo invisibile, si fa percepire chiaramente: l'identità. Abbiamo allora in questo piccolo estratto i tre convitati di pietra della filosofia Occidentale: unità, identità e differenza. È stato infatti proprio a partire dalle combinazioni possibili tra questi tre concetti che la filosofia ha tratto la sua forza e la sua specificità: unità è identità e negazione della differenza; unità è differenza, dunque negazione dell'identità; l'unità è la relazione di identità e differenza; la differenza è primaria, per cui il pensiero dell'identità e dell'unità è violento e intollerante e così via. Tutto ciò mostra come, Oriente o Occidente che sia, le domande, i problemi in cerca di risoluzione siano i medesimi. Se è vero, come abbiamo detto negli articoli precedenti, che la filosofia è le sue tradizioni, studiarne le diverse risposte ci installa direttamente nel cuore stesso di quel gesto che è la filosofia stessa.
A cosa ci stimola però la citazione di Tu-Shun? Su di una in particolare vorrei porre l'attenzione: che l'unità non è mai monolitica. Che non è mai un unico blocco che conferma continuamente se stesso nella sua marmorea identità a se stesso. Se vuole essere l'unità, lo è come compresenza di ciò che non è. Ok, qui siamo alla vertigine. Ma è questo ciò che rende affascinante un tale pensiero. Cosa vuol dire "compresenza di ciò che non è"? Per capirlo, seguiamo proprio l'esempio citato: le onde sono acqua; eppure l'acqua non è le onde. Ma è pur vero che le onde non sono acqua; non sono l'acqua che beviamo né, a ben vedere, sono il mare! Pensiamo alla bonaccia: c'è il mare, ma non le onde. Acqua e onde sono ognuna se stessa (differenza) eppure non possono essere due cose diverse (le onde sono acqua e l'acqua del mare diviene onda; identità). Ecco, questo ci provoca la riflessione di Tu-Shun: come pensare l'identità eppure differenza? Come pensare questa unità che comprende in sé ciò che non è?
Questa unità paradossale è il cuore del pensiero filosofico…