Viviamo in un posto bellissimo | 08 aprile 2023, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo tra uova pasquali e castagne

Puntata pasquale con qualche curiosità d’origini e simbologie ovali e su come portare in tavola un classico dell’Astigiano, un tempo immancabile a Pasqua

Torta di castagne, dolce tipico dell'Astigiano per il pranzo di Pasqua

Torta di castagne, dolce tipico dell'Astigiano per il pranzo di Pasqua


L'uovo, sin dall’antichità, ha sempre avuto un valore simbolico enorme: simbolo della vita e della rinascita, reinterpretato dal cristianesimo sotto il significato del miracolo della resurrezione di Cristo. Per gli Egizi era invece l'origine di tutto, fulcro dei quattro elementi della terra. Per i Persiani simbolo di nuova vita. Si deve a loro la tradizione delle uova regalo che usavano scambiarsi, indubbiamente ancora solo di gallina, per dare il benvenuto alla primavera. I Greci, poi, le dipingevano di rosso, regalandosele quale augurio di buona vita; tradizione ancora in voga durante il periodo pasquale in una delle loro colonie insulari italiane. Ischia. Venendo a tempi più recenti l'usanza delle uova si diffonde a partire dal Medioevo, partendo dall’attuale Germania. Qui tra la gente comune c’era la consuetudine di distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra i nobili e gli aristocratici invece si diffuse l'abitudine di fabbricarne d’argento, platino o oro, riccamente decorate ad arte. Edoardo I, re d'Inghilterra, a fine Duecento ne commissionò oltre quattrocento rivestite d'oro da donare ai suoi cortigiani. Per trovarne di cioccolato si deve arrivare ad inizio Settecento, con Luigi XIV, primo a far realizzare un uovo di crema di cacao al suo pasticciere. Altri cento e passa anni ed ecco  le uova di Pasqua che oggi conosciamo, quelle svuotate all’interno, opera dell’ingegno di un olandese Coenraad van Houte, nel 1825.  

A Pasqua, nell’Astigiano, più che le uova il tipico dolce della tradizione era, e potrebbe benissimo ancora essere, la torta di castagne, dolce immancabile una volta sulla tavola del pranzo della domenica pasquale. Castagne assai importanti per l’economia contadina, facilmente seccabili e da consumare in inverno. Con un po’ di attenzione rimanevano le ultime giusto per Pasqua. Da qui la tradizione della torta d’uscita dalla Quaresima e dai rigori da termometro e a tavola tipicamente invernali. Oggi la preparerò per domani. Sarebbe bello qualcun altro si desse da fare e vedere come vengano le vostre. Basta ne inviate una foto a direttore@lavocediasti.it . Pubblicarne qualcuna potrebbe riportare in auge questa nostra bellissima e buonissima dolce tradizione.

Per una torta da otto io mischio mezzo litro di latte intero con mezzo chilo di castagne secche, rinvenute in acqua e poi passate. A questa purea unisco quattro tuorli d’uovo sbattuti con 5-6 cucchiai di zucchero e altrettanti di cacao amaro. Aggiungo al tutto quattro bei bicchierini di Marsala secca, una decina di amaretti sbriciolati e la scorza grattugiata di mezzo limone. Prima di mettere in forno faccio caramellare nella teglia qualche cucchiaio di zucchero per il fondo dello stampo. Lascio cuocere a 170 gradi per una quarantina di minuti con a lato della teglia un pentolino d’acqua. Molti la faranno con qualche variante, ma è il finale che conta e vale: buona Pasqua.

Davide Palazzetti

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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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