L'uovo, sin dall’antichità, ha sempre avuto un valore simbolico enorme: simbolo della vita e della rinascita, reinterpretato dal cristianesimo sotto il significato del miracolo della resurrezione di Cristo. Per gli Egizi era invece l'origine di tutto, fulcro dei quattro elementi della terra. Per i Persiani simbolo di nuova vita. Si deve a loro la tradizione delle uova regalo che usavano scambiarsi, indubbiamente ancora solo di gallina, per dare il benvenuto alla primavera. I Greci, poi, le dipingevano di rosso, regalandosele quale augurio di buona vita; tradizione ancora in voga durante il periodo pasquale in una delle loro colonie insulari italiane. Ischia. Venendo a tempi più recenti l'usanza delle uova si diffonde a partire dal Medioevo, partendo dall’attuale Germania. Qui tra la gente comune c’era la consuetudine di distribuire uova bollite, avvolte in foglie e fiori in modo che si colorassero naturalmente. Tra i nobili e gli aristocratici invece si diffuse l'abitudine di fabbricarne d’argento, platino o oro, riccamente decorate ad arte. Edoardo I, re d'Inghilterra, a fine Duecento ne commissionò oltre quattrocento rivestite d'oro da donare ai suoi cortigiani. Per trovarne di cioccolato si deve arrivare ad inizio Settecento, con Luigi XIV, primo a far realizzare un uovo di crema di cacao al suo pasticciere. Altri cento e passa anni ed ecco le uova di Pasqua che oggi conosciamo, quelle svuotate all’interno, opera dell’ingegno di un olandese Coenraad van Houte, nel 1825.
A Pasqua, nell’Astigiano, più che le uova il tipico dolce della tradizione era, e potrebbe benissimo ancora essere, la torta di castagne, dolce immancabile una volta sulla tavola del pranzo della domenica pasquale. Castagne assai importanti per l’economia contadina, facilmente seccabili e da consumare in inverno. Con un po’ di attenzione rimanevano le ultime giusto per Pasqua. Da qui la tradizione della torta d’uscita dalla Quaresima e dai rigori da termometro e a tavola tipicamente invernali. Oggi la preparerò per domani. Sarebbe bello qualcun altro si desse da fare e vedere come vengano le vostre. Basta ne inviate una foto a direttore@lavocediasti.it . Pubblicarne qualcuna potrebbe riportare in auge questa nostra bellissima e buonissima dolce tradizione.
Per una torta da otto io mischio mezzo litro di latte intero con mezzo chilo di castagne secche, rinvenute in acqua e poi passate. A questa purea unisco quattro tuorli d’uovo sbattuti con 5-6 cucchiai di zucchero e altrettanti di cacao amaro. Aggiungo al tutto quattro bei bicchierini di Marsala secca, una decina di amaretti sbriciolati e la scorza grattugiata di mezzo limone. Prima di mettere in forno faccio caramellare nella teglia qualche cucchiaio di zucchero per il fondo dello stampo. Lascio cuocere a 170 gradi per una quarantina di minuti con a lato della teglia un pentolino d’acqua. Molti la faranno con qualche variante, ma è il finale che conta e vale: buona Pasqua.