Eh, che è quel titolo, ti sei svegliato male o cosa? Me lo dico da solo, ma, giuro, niente di personale, solo vocaboli, forti, presenti in tre discorsi di tre persone importanti.
Parto dalla più importante, Papa Francesco, e dal suo invito pasquale di guardare con speranza al futuro, nonostante tutto. Nonostante il panorama del mondo muro di gomma, così lo definisce, dove sembrano prevalere le leggi del più furbo e del più forte, dove ci si sente impotenti e scoraggiati dinanzi ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell’indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, al dilagare dell’ingiustizia, ai venti gelidi della guerra. Invito a non fermarci, né a piangere né a rimpiangere. Atteggiamento che porta spesso a dire e a pensare che le cose non cambieranno mai o che sia meglio vivere alla giornata. Minchiate, lo dico io, non certo Lui.
E’ indubbio si viva un tempo difficile e complesso, un tempo in cui non è facile sentirsi sereni, un tempo in cui la vita di molti è pesante e faticosa, ma lo sprone di Francesco punta molto sul cancellare dalla nostra bocca quel veleno mortale, così lo chiama, che ci fa dire: si è sempre fatto così o l’abbiamo sempre fatto noi. Un veleno mortale per la nostra vita e l’esistenza delle nostre comunità. Invito forte e chiaro a far largo, senza remore, alle nuove generazioni, anche perché nei momenti difficili il Signore fa andare avanti la storia con i giovani.
Torpore asfittico che non permette mai al nuovo di emergere, perché cambierebbe le posizioni acquisite, perché costringerebbe a rimettersi in discussione. Un’indolenza comunitaria che fa sì che ci sia poco spazio per i più giovani, per chi prova a immaginare qualcosa di nuovo rispetto a ciò che è sempre stato.
Bellissimo carico da tre del vescovo di Asti, Marco Prastaro, estratto dal suo ultimo comunicato di auguri pasquali. Sempre lì, bellissima la sua speranza si provi a vivere in modo diverso, più intenso e vivo. Una vita in cui l’io non è più il centro di tutto, vita nuova, vita dell’amore. Anche per il Vescovo, in un riuscito e logico gioco di squadra con il suo boss, a noi il compito di svegliarci dal torpore del sonno ed uscire dal sepolcro in cui ci siamo rinchiusi.
Ultimo solo per motivi di timing, meglio chiarirlo visto che mi riferisco al Questore di Asti, il discorso di pochi giorni fa in occasione delle celebrazioni della Festa della Polizia. Discorso dove il dr. Sebastiano Salvo evidenzia la necessità di guardare ai problemi con occhi diversi e trovare soluzioni nuove, prendendo a prestito una sacrosanta riflessione di Carlo Rovelli, fisico e saggista: bisogna imparare a disimparare. La difficoltà della scienza non è avere idee nuove ma scoprire che per farle funzionare bisogna abbandonare delle idee vecchie. Tutta la crescita del sapere è avvenuta in quella direzione.
Io darei facilmente retta a tutti e tre e voi?