Il 9 ottobre del 2021, nel cortile del Michelerio, guardavo dal palco i tanti presenti, tanti da posti in piedi. Tanti, interessati al futuro di Asti e dell'Astigiano, sullo spunto della presentazione del libro di Mario Amerio Una volta era mare, editato un sei mesi prima. Futuro di valorizzazione territoriale ai fini turistici, grazie al nostro grande patrimonio fossilifero, assolutamente unico e distintivo, discusso quel giorno in una sorta di tavolo programmatico. Futuro di interesse comune per uscire dallo stagno dei soliti noti ed entrare in mare. Mare di visitatori e turisti.
Che in un lontano passato l'Astigiano fosse ricoperto dal mare spero sia noto a tutti. Questo ha portato negli anni a spettacolari scoperte fossilifere sparse in vari geositi. Questo è stato motivo di nascita ad Asti di un museo e nell’Astigiano di un distretto paleontologico. Storia finita nel libro di Mario che con il passato guardava al futuro. Precisa e condivisa analisi che ipotizzava i geositi come fulcri di sviluppo locale, occasioni uniche per raccontare una storia varia e completa di gran parte del nostro territorio.
Che è successo dopo? Nulla.
Anzi, non è corretto scrivere nulla. E’ uscito un altro libro: Fossili e territori. Scoperte straordinarie sulle colline astigiane. Opera della scrittrice e giornalista astigiana Laura Nosenzo, in libreria dall’estate dello scorso anno. Libro di racconti su molti nostri fossili e sui loro nascondigli di terra, sull’accadimento dell’averli ritrovati. Libro capace di creare suggestione e di fissare nella memoria di chi legge nuove informazioni sull'eccezionale patrimonio che, grazie ai ritrovamenti avvenuti tra l'Ottocento e gli anni Duemila, ha fatto conoscere l'Astigiano a molti studiosi del settore di tutto il mondo. Grazie a Laura ogni balena, dugongo, delfino o conchiglia diventa un essere animato perché recupera la propria identità, in narrazioni piene di atmosfere, oltre che di precisi riscontri scientifici, ma il problema resta: il museo paleontologico astigiano ha ancora solo qualche migliaio di visitatori all’anno, i geositi dell’Astigiano non sono in alcun modo valorizzati e frequentati, figuriamoci l’essere promossi come vettori turistici.
Eppure, chiunque decida di girare in Italia, da curioso visitatore o preparato turista, i temi d’incontro, da Nord a Sud, isole comprese, saranno sempre quelli del buon bere, della gastronomia, di monumenti ed opere d’arte. Dovessimo allora scegliere come promuovere un certo territorio, lascerei perdere vino, prodotti e cucina tipica, riportandoli a valori di supporto. Dovessimo poi pensare sul come valorizzare l’Astigiano, sperando di passare prima o poi dai pensieri ai fatti, chiunque esca dal canone poco differenziante del nazional buon vivere, secondo me farebbe bingo.
Una sommaria analisi della nostra offerta territoriale non può che portarci ad una promessa della destinazione basata sulla gamma. Gamma intesa come di tutto e di più. Nel di più ci metterei senz’ombra di dubbio le colline del mare e l’accumulo di un mare, mai termine più consono, di testimonianze fossili. Unicità da sfruttare. Unicità da primato europeo, con storie da raccontare facilmente allargabili a tutto il grande resto. Unicità da far emergere con investimenti straordinari in comunicazione, al netto del corrente nulla della ATL albese.
E invece domani, domenica 7 maggio, venticinque bambini e adulti di Vigliano si sfideranno, sulla piazza di frazione Valmontasca, al Grande Gioco della Balena, tra domande tratte dal libro di Laura Nosenzo.