[Le verità] perciò sussistono in sé prima ancora che siano scoperte
Agostino, Della vera religione, 39, 73
Come ci ricorda il professore Diego Marconi nel suo volumetto pubblicato per il Corriere della Sera dedicato alla parola "Verità", essa è uno dei più imponenti crucci dell'intera tradizione filosofica. Tra strenui assertori dell'esistenza di un vero assoluto, dai tratti fortemente dogmatici; tra negatori della presunta assolutezza di un unico vero inscalfibile che viene moltiplicato nella pluralità delle verità che si conformano ai differenti contesti - il cosiddetto relativismo che non nega la presenza di verità, ma che la relativizza alle varie sfere di interesse; tra la sostanziale indifferenza al vero diluito nella messe incontrollata delle fake news, è fuori di dubbio che verità è un concetto estremamente problematico.
Il passo che qui ho riportato, e che è stato anche commentato nel libro prima menzionato, mostra un approccio alla questione a mio modo di vedere convincente. Il fatto che Agostino parli di più verità non ci deve far credere che il riferimento principale sia l'ipotesi relativista. Le varie verità - le verità matematiche per esempio - sono, ognuna singolarmente, una verità in se stessa assoluta. E tutte le molteplici verità trovano la loro ragion d'essere nella verità assoluta per eccellenza, Dio. Di per sé, la pluralità delle verità è manifestazione dell'azione dell'unica verità. Chiarito questo aspetto, ci dobbiamo chiedere: quando sviluppiamo un nuovo teorema o quando individuiamo una nuova legge naturale (pensiamo a Newton e alla legge di gravitazione universale), da cosa dipende la verità di quanto è emerso? Il che equivale a dire: ha una struttura indipendentemente dalla nostra attività di ricerca oppure ne è innervata fin nel midollo?
La proposta di Agostino la trovo convincente - facendo astrazione per il momento dal suo riferimento a Dio che comporta tutta una serie di altre problematiche filosofiche - perché, se ne proseguiamo la linea, giungiamo al cuore della questione. Le verità sono preesistenti alle nostre attività di indagine e divengono manifeste attraverso il nostro continuo ricercare. Non vi è più quindi contrapposizione tra verità precedenti il nostro intervento e verità che vengono da noi stabilite, ma un proficuo intreccio delle due istanze. Possiamo affermare che la legge di gravitazione universale sia "sorta" grazie a Newton? In un certo senso sì: prima infatti si credeva alla teoria dei vortici. Ma chi potrebbe ammettere che la sua verità si sia concretizzata solamente dopo Newton? Semmai, si seppe spiegare il fenomeno. Ecco la ricaduta di maggior peso filosofico: la verità è un'autentica scoperta, un far venire alla luce ciò che già c'era. Ciò che da sempre era stato.