Storie di Orgoglio Astigiano | 25 maggio 2024, 13:10

Storie di Orgoglio Astigiano, Roberto Pasquero: "Oltre cent'anni di Don Bosco e cinema Lumière. Ci dicevano che in zona nord c'erano solo grilli e gaggie"

Dalla pellicola al digitale, più di un secolo di cinema, accanto all'oratorio. "Un consiglio ai giovani? Non adattarsi a essere trainati, ma diventare trainanti"

Roberto

Roberto

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Broken Strings, di James Morrison, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Oltre un secolo di storia: di un oratorio, di un cinema che ha segnato le domeniche pomeriggio di tantissime famiglie. Un luogo che sa di casa. Oltre la porta del Lumière mi sta aspettando don Roberto Pasquero, gestore di sala, palestra e altre attività collaterali. 73 anni di pura energia, mi racconta una fiaba bellissima. Lo ascolto come una bimba, con grande meraviglia. 

Come nasce l'oratorio Don Bosco, quando e perché?

Nasce nel 1919 quando l'allora parroco di Santa Maria Nuova, don Stefano Robino, aveva chiamato i Salesiani ad Asti. All'epoca non era sorto nella zona attuale, ma tra via Cafasso e via Prandone. Pensa che quando sono arrivati i Salesiani qui gli tiravano castagne. È da lì avevano sviluppato l’oratorio e, con questo, la squadra sportiva e, nel 1920, anche il cinema. Più che altro era un teatro all’epoca. Qualche tempo dopo si era aggiunto anche il pensionato, nel 1922, per i giovani che venivano da fuori Asti e frequentavano le scuole cittadine. Il Don Bosco si è quindi sviluppato in quella zona come pensionato, oratorio e cinema, vivendo appieno i disagi e le difficoltà nel corso del periodo fascista. 

Come si arriva allora all'attuale zona del Don Bosco? 

Era necessario ingrandirsi e la zona dell'epoca non lo permetteva. Così, negli anni Sessanta ci fu il trasferimento in zona nord, la nostra attuale casa. A quei tempi qui non c'era davvero nulla. Nel 1962 è nata la parrocchia, tanto che nel 2012 abbiamo celebrato il 50esimo anniversario. Inizialmente era stata una cosa contrastata, perché qui tutti dicevano che c’erano soltanto “grilli e gaggie”. Poi, pian piano, si sono sviluppati il Borgo, lo Stadio, si sono insediate la Questura, la Polizia Stradale, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, l'ospedale. 

Quali cambiamenti ci sono stati nel corso del tempo?

All’epoca del boom economico il pensionato era piazzato in quello che attualmente è il palazzo dell’Asl, con l'oratorio e poi la scuola media, rimasta attiva fino agli anni Novanta. Si sentiva la necessità di fare una scuola media ai tempi, poi venuta meno insieme al pensionato. La chiesa parrocchiale attuale è stata inaugurata nel 1977, poi si sono sviluppati gli ambienti dell’oratorio. Da tre anni le nostre aule sono usate dal Castigliano e ospitano anche il catechismo, così come l'Estate Ragazzi, progetto che l'anno scorso ha contato oltre 500 iscritti. 

L'essenza dell'oratorio? 

È un ambiente che copre la persona intera, dove puoi trovarti bene, in cui hai la possibilità di coltivare amicizie importanti. E anche come oratorio, oltre che come cinema, siamo la realtà più storica sul territorio. Cerchiamo di agire da onesti cittadini e bravi cristiani, come diceva Don Bosco. È la filosofia con cui portiamo avanti tutte le attività. 

Come nasce e si sviluppa il cinema Lumière? 

Inizialmente con il teatro era l’unico divertimento domenicale. Il cinema, anche proprio a livello storico, ha poi un po' soppiantato il teatro. Con l’avvento del
colore c'è stata la grande evoluzione del cinema, insieme al sonoro. Conserviamo ancora uno storico proiettore all’ingresso. Li abbiamo cambiati nel 2010 e nel 2013 siamo poi passati al digitale. 

È stato complesso il passaggio al digitale nel cinema? 

Sì, sono stati anni complessi quelli del passaggio dalla pellicola al digitale. Devo dire però che oggi lavoriamo bene; a livello regionale siamo tra le monosale che hanno sempre i risultati migliori. La nostra struttura è solida, con tanti affezionati. Facciamo molta selezione sul materiale, puntiamo sui film di qualità, di contenuto. 

Asti si vuole bene a sufficienza secondo te?

Asti, a mio parere, non si vuole sufficientemente bene. Io vengo da fuori, sono di Chieri. Vivo ad Asti da 15 anni, da quando sono stato mandato in questa città. Asti è sempre terribilmente critica su tutto e su tutti, non c’è mai nulla che funziona a detta dei più e questo è un grande limite. E invece gli astigiani dovrebbero imparare a dirsi che spesso fanno anche belle cose, a riconoscere i propri successi.  Ogni tanto sembra persino che abbiamo paura di vendere i nostri prodotti, al contrario di Alba. Non la sento una città coesa e questo è un limite. Abbiamo un teatro che è la fine del mondo, una cultura altissima (Asti dopo Torino ha i risultati migliori in Piemonte come cinema, ma perché il livello culturale è alto), abbiamo librerie che nascono come i funghi, mentre altrove muoiono. Quando sono arrivato ad Asti nel settembre 2009 la prima cosa che mi è stata detta era che il cinema Lumière dovesse chiudere, che non c'erano più speranze. 

E poi? Che hai detto?

Ho detto "ma provuma almeno!" (ride, ndr). Proviamo a rischiare. E ce la siamo cavata. Oggi, a 73 anni, sono orgoglioso di essere astigiano d'adozione. In generale, in ogni città in cui ho vissuto, ho sempre cercato di inserirmi al meglio: se sono residente devo sapere cosa si fa qui. Bisogna potenziare ancora di più le realtà di cui essere orgogliosi, far sentire la loro voce sempre più. 

Un consiglio ai giovani? 

Prepararsi bene, studiare, impegnarsi, essere qualificati (oggi più che mai). E lanciarsi, non avere paura di sbagliare. Nella vita bisogna rischiare, fare qualcosa, non adattarsi a essere trainati, ma diventare trainanti. Il futuro è dei giovani! Noi più anziani siamo stati abituati in un certo modo, ci hanno insegnato a darci da fare e ad accontentarci di ciò che avevamo. E abbiamo imparato tante cose. Nella mia vita salesiana ho imparato tanto. Quando sono arrivato qui non sapevo come gestire la questione del cinema, anche se mio papà da giovane faceva l’operatore. Poi traffichi, ti informi e impari. È il film della vita. 

Il grande salto 

Diventare trainanti e smetterla di adattarsi a essere trainati. Una grande verità, una bellissima e coraggiosa filosofia di vita. Ultimamente dico spesso di credere fortemente negli esseri umani. È una frase che torna ripetutamente nei miei discorsi e che la chiacchierata con don Roberto mi ha ulteriormente risvegliato. Il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, di mettersi in gioco, mi spingono a pensare che nella vita si possa fare qualsiasi cosa. Ognuno di noi dovrebbe imparare a diventare trainante, in primis per se stesso, alimentandosi di nuova linfa ogni giorno, superando i propri limiti, uscendo dalla propria zona di comfort. Rischiando. 

Perché tutti i cambiamenti più importanti della nostra vita hanno un prezzo: è il grande salto. Il grande salto nel buio. 

Il saluto ai lettori 

Elisabetta Testa


Vuoi rimanere aggiornato sulle Storie di Orgoglio Astigiano?
Partecipa anche tu all'evento del 14 novembre a Teatro Alfieri, gli “GLI STATI GENERALI DELL'ORGOGLIO ASTIGIANO”!

Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

Segui "Orgoglio Astigiano" anche su:  Facebook   Instagram   Telegram   Spotify

Leggi tutte le notizie di STORIE DI ORGOGLIO ASTIGIANO ›

Elisabetta Testa

Da giovane giornalista creativa, scrivo di persone dalle storie incredibili, che hanno Asti nel cuore, che ne conservano un dolce ricordo, che qui ci hanno messo radici e che, orgogliosamente, fanno conoscere la nostra città in altre terre.
Orgoglio Astigiano è la storia di un salto, personale e professionale; è un invito a riscoprire se stessi attraverso le testimonianze di chi ce l'ha fatta.
Orgoglio Astigiano per me è sinonimo di scelta: la mia e quella degli altri.
Per questo ho voluto scrivere in prima persona ogni articolo della rubrica, convinta di riuscire a portare anche te nel mio mondo.
Requisiti richiesti? Bisogna lasciarsi andare. Più che farti intervistare, ti devi guardare dentro. Senza aver paura di raccontarmi ciò che ci troverai...

Segui "Orgoglio Astigiano" anche su:

        

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium