La filosofia e le sue voci | 29 giugno 2024, 09:00

Descrivere o prescrivere?

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Descrivere o prescrivere?

Mi dispiace farle questa domanda, proprio a lei che ne è l'autore, ma qual è il senso di questo racconto?

Murakami Haruki, Prima persona singolare
 

Un presupposto basilare - quasi un pregiudizio di fondo - vuole che la letteratura, almeno quella alta, di valore, desiderosa di imprimere il segno nella storia, sia impegnata. Che si occupi e si preoccupi di problemi sociali; che getti nuova luce su tutta una serie di questioni lasciate negligentemente da parte dalle istituzioni; che porti in primo piano istanze minoritarie in cerca di un palcoscenico da cui rivendicare la propria validità. In poche parole, che la letteratura sia un fattore propulsivo in vista di un miglioramento delle generali condizioni di esistenza collettiva. E lo scrittore, ovviamente, non può che essere engagé: un personaggio pubblico che è conscio di essere un personaggio pubblico, che le sue parole, prima ancora che le sue pagine, hanno un riverbero sociale, la cui influenza è profonda e capillare, a seconda della risonanza dei suoi lavori. Fare lo scrittore significa contribuire direttamente al progresso civile dell'ambiente che ci circonda

Nobile obiettivo. Di per sé è presto detto: chiunque voglia scrivere non si risolve a farlo perché irretito dalla promessa (ma sarebbe da chiedere: di chi?) di facili guadagni. Si scrive anche per sé, certamente; ma non si può tralasciare il fatto che scrivere è un atto in qualche modo collettivo: nessuno scrive mai davvero tutto da sé e per sé. Parlo al mio pubblico, ma scrivo per lasciare un segnale tangibile del mio essere stato al mondo - e di aver provato a renderlo un posto più accogliente. La ricaduta è sempre sociale e l'interesse collettivo: anche se non posso definirmi tout court engagé, non mi posso permettere di voltare neghittosamente le spalle alla realtà che vivo e che vive con me

Tuttavia, mi sento di individuare due modi principali di intendere questa portata dell'opera letteraria. E in questo senso si ha un fecondo intreccio di filosofia e letteratura. Ripercorrendo la faglia che separa la filosofia dalla letteratura, illustriamo queste due modalità: la descrizione e la prescrizione. Se il letterato deve sempre essere ingaggiato in un duro e diretto corpo a corpo con il suo ambiente, il filosofo non è da meno. La differenza sostanziale è che il filosofo, operando concettualmente, non si può limitare a captare i segnali che provengono dalla realtà. Dovendone cogliere la logica intrinseca, quell'intelaiatura che permette di comprendere il senso della disposizione degli eventi, di ordinarli finalisticamente, di fornire loro una ragione plausibile del loro stesso funzionamento, è chiaro che il suo obiettivo non può limitarsi alla sola descrizione; accede a un piano superiore, forse meno libero, decisamente più angusto e ristretto: quello della prescrizione, ovverosia del dover essere. Da questo punto di vista lo scrittore, il letterato, è più libero. Certo, riceverà, probabilmente, dal proprio editore la domanda dalla quale abbiamo iniziato oggi a riflettere. Ma cambierà forse il risultato? Qual è il senso di raccontare la storia della scimmia parlante che ruba i nomi alle donne che ha amato? Ma ha senso questa domanda? 

Quello su cui voglio portare l'attenzione, con questo piccolo articolo, è se sia possibile, in sede filosofica, pensare realmente in maniera descrittiva - senza ricadere nei vicoli ciechi giustificazionisti cui spesso ci ha abituato tanta produzione filosofica contemporanea (e non solo). Indagare i rapporti tra filosofia e letteratura diviene allora un impegno di primissimo piano, nonché una stimolante sfida del pensiero filosofico. 

Simone Vaccaro

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Simone Vaccaro

Mi sono laureato in filosofia della religione presso l’Università degli Studi di Torino, discutendo una tesi dal titolo: Filosofia come linguaggio di fede in Karl Jaspers.

Professore a chiamata presso scuole secondarie di primo e secondo grado e ricercatore per passione, animo seminari e caffè filosofici presso l’Istituto Istruzione Superiore “V. Alfieri” di Asti.

Sono interessato principalmente alle questioni metafisico-ontologiche (che sono meno noiose di quanto possano sembrare!) e alla natura (teor)etica del pensiero filosofico.

Dal 2019 sono cofondatore e coredattore del blog filosofico Arena Philosophika, nato come piattaforma di confronto, di incontro e laboratorio estetico-concettuale.

Se volete essere catturati dal colorato mondo di Arena Philosophika, cliccate qui www.arenaphilosophika.it

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