Viviamo in un posto bellissimo | 06 luglio 2024, 07:20

Viviamo in un posto bellissimo: Mombercelli’s Babel

Puntata dedicata a una mezz’ora di supermercato, in una serata di un giorno qualunque, tra le più gratificanti di sempre, mezz’ora di incontri e di conferme

La torre di Babele nell'interpretazione del pittore fiammingo Tobias Verhaecht

La torre di Babele nell'interpretazione del pittore fiammingo Tobias Verhaecht

Non a tutti piace fare la spesa e molti ne farebbero magari a meno. A me invece piace, nella delega familiare di cuoco, con negozi e supermercati considerati anche quali punti d’analisi sociale e di incontro. Luoghi ideali per socializzare, nel gusto di parlare con gli sconosciuti, alla faccia di mia nonna materna che per anni, con l’energia armonica di un tergicristallo, mi ripeteva di non farlo.

Mi piace parlare con gli sconosciuti, cercando di trovare nel minuto di contatto quella unità d’essere e di esseri che sono le persone. In alcune occasioni scatta anche una curiosità strumentale. Occasioni come mercoledì scorso, in rientro da Asti intorno alle 19. Poco prima, mentre finiva in Astigiani una riunione comunicazione e locali del Carpionato del mondo, mi sono apparse un paio di cose utili per cena. Sulla strada di casa mi son fermato a comprarle al Despar di Mombercelli Piana, dove ho trovato una sorta di Babele di biblica memoria. Bellissima Babele da flussi turistici stranieri in crescita.

Nel libro della Genesi, lo ricorderete, si narra che gli abitanti della città di Babele per rendere lode a Dio avessero innalzato una torre tanto alta da toccare il cielo. Dio, considerato quel proposito un atto di presunzione, lo punì confondendo i linguaggi degli uomini che non riuscirono più a comunicare tra loro, abbandonando la costruzione della torre. A Mombercelli nessuno si sogna di costruire torri, la sola che potrebbe esserci, non certo a toccare il cielo, è quella dell'antico castello, peccato sia scomparsa da tempo.

Eppure mercoledì sera, i possibili effetti di Babele erano magnificamente concentrati in un supermercato di paese. Per ammortizzarli, tra una corsia e l'altra, ho aiutato una coppia agé francese a costruirsi un sontuoso tagliere di formaggi piemontesi, una famiglia olandese a scegliere la pasta, imbarazzati dall'infinita quantità di marche e formati ( per dovere di cronaca gli ho fatto prendere uno spaghetto grosso Rummo e dei paccheri della stessa marca, accennandogli come trattarli post cottura, in padella con olio evo, pomodorini freschi, aglio e un paio di acciughe). Ho suggerito a un giovane norvegese con due figli al seguito, dalle espressioni piuttosto annoiate, di provare a portarli in giro tra i fossili dell’Astigiano, dal geosito di Cortiglione fino al museo Paleontologico di Asti, e a due signore austriache che degustare una Barbera di Coppo e una Monella di Braida fosse assai più consono del Rosso di Montalcino e del Nero d'Avola che stavano per mettere in carrello.

Quattro Paesi, quattro lingue, cinque con la mia, ma niente Babele. Oggi, a differenza dei tempi descritti in Genesi, l'universalità comunicativa esiste grazie all'inglese, che parlo con piacere, nella soddisfazione non da poco di trovare alle sette di un mercoledì qualunque ben undici turisti stranieri nel supermercato sotto casa.

Non posso nascondere che dietro a qualche parola e suggerimento ci fosse la curiosità professionale del da dove, perché, dove e per quanto. Turisti: per due notti, di passaggio verso Torino, i francesi; a metà della settimana di permanenza in area gli olandesi, quattro notti da noi i norvegesi che in realtà erano quattro con la moglie a casa; quattro notti anche le due signore austriache con mariti in giro in bici. Tutti in case self-catering, affittate su Airbnb. Tutti salvo gli olandesi, ospiti da amici con casa per la vacanze a Montaldo Scarampi, a conferma che negli ultimi due, tre anni sono decine le abitazioni acquistate da stranieri. 

Nell’emozione di stare interagendo con ben sessantaquattro presenze turistiche in qualche centinaio di metri quadri, mi son scordato completamente di chiedere lumi sulla scelta di vacanza, su cosa avessero già visto e cos’altro fosse in programma. Sarà per la prossima volta. La sensazione generale riporta però al piacere forte di sentirsi locals, residenti temporanei, accolti come tali e non come turisti. Aspetta te che qualcuno colga il tema e scelga di puntarci tutta la comunicazione turistica e il racconto di territorio, allora sì che sarà davvero festa. Nell’attesa, see you!

Davide Palazzetti

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Viviamo in un posto bellissimo

Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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