Storie di Orgoglio Astigiano | 15 febbraio 2025, 12:55

Storie di Orgoglio Astigiano. Stefano Soriani e il suo negozio di cornici: "La storia iniziò 50 anni fa. I miei mollarono tutto per inseguire questo sogno. Oggi? Per me è tempo di pensione"

La bottega di viale Partigiani chiuderà il 15 marzo. Un luogo senza tempo, dalla bella memoria, che fa riflettere sull'importanza del ricambio generazionale per tenere vivo l'Orgoglio

Il mondo di Stefano

Il mondo di Stefano

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Time, di Hans Zimmer, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Ci sono posti senza tempo, quelli che quando ci entri sembra che tutto si fermi. 

Vado a trovare Stefano Soriani nel suo negozio di viale Partigiani ad Asti. 63 anni, gestisce la storica attività di cornici da trenta. In città è un'istituzione. La sua dolce riservatezza mi scalda il cuore, in una freddissima mattinata di febbraio. 

Stefano, come sono nate le tue "Belle Arti"? 

Tutto è partito dai miei genitori, Margherita e Villiam. Avevano una panetteria. Mamma, però, amava dipingere e così, un bel giorno, hanno deciso di buttarsi in una nuova avventura, una vera pazzia per l'epoca: hanno mollato tutto per aprire questo negozio, che prima era in zona Madonna del Portone. Parliamo di 50 anni fa. 

Da quando sei subentrato tu nell'attività di famiglia? 

Da 31 anni il negozio è in viale Partigiani. Siamo subentrati inizialmente io e mia sorella, Cinzia, che poi si è dedicata ad altro. Papà ci ha insegnato molto. Io prima di quest'attività facevo il litografo, con mia sorella. 

Imparare guardando 

Mentre Stefano si racconta mi dice che il 15 marzo, a meno che non subentri qualcuno a rilevare l'attività, il negozio chiuderà. Parla con gli occhi che sorridono, Stefano. Nel frattempo taglia di misura una piccola cornice. Usa un macchinario che si chiama ghigliottina, mi dice. Poi incolla i pezzi e si serve di una puntatrice per inchiodare. Con un paio di mosse, semplici solo all'apparenza, taglia anche il vetro su misura ed ecco fatto. Lo osservo con gli occhi di quando ero bambina, affascinata da ciò che non ero capace a fare. Rifletto su quanto si riesca a imparare anche solo guardando, guardando attivamente, guidati da quella curiosità che ci alimenta e ci rende vivi. Che bel mondo quello di Stefano. 

Perché la decisione di chiudere?

È arrivato il momento di andare in pensione e quindi... basta. Avrei potuto lavorare ancora, ma non nascondo che i ritmi iniziano a diventare pesanti, adesso. Abito fuori Asti, fare avanti e indietro più volte al giorno non è banale, così come gestire tutta la mole di lavoro da solo. 

Che rapporto hai con i tuoi clienti, che immagino siano fidelizzati da una vita? 

Non li definisco nemmeno più clienti, ma amici, dopo una vita passata insieme. Mi dispiace molto doverli salutare, ma penso anche che sia giusto starsene un po' tranquilli. 

Come è cambiato il tuo mestiere nel corso degli anni?

Questo lavoro è molto cambiato nel tempo, sì. Sicuramente c'è molta più scelta nell’offerta. Una volta tante cornici, così come tanti strumenti, non esistevano. E poi penso che sia cambiata proprio la clientela: una volta il focus era sui quadri e si aveva a che fare con diversi collezionisti d'arte. Adesso il quadro è quasi sparito, ci sono molte più foto e stampe. Il mezzopunto ormai non c'è quasi più nessuno che lo fa e le persone tendono a volere cose semplici e colorate. 

Che legame hai con il territorio astigiano?

Non sento un legame forte. Ad Asti ho abitato pochissimo e devo dire che mi fa male vedere una città che non viene valorizzata. Pur girandola poco, ho notato un peggioramento rispetto agli anni passati. Qualcosa è cambiato, non so cosa, ma non va. 

Giovani e artigianato: un binomio su cui c'è ancora tanto da fare?

Sì, perché questo mestiere, anche a sentire altre voci, si sta perdendo. Chi va in pensione come me, in Italia non ha sostituti. Non c'è ricambio generazionale e questo è un grande peccato. Nel caso specifico di quest'attività, non abbiamo trovato nessuno che potesse prendere il mio posto. Secondo me c'è molta paura attorno all'artigianato, ma è un mestiere che può farti stare bene. Diciamo che è sconosciuto, perché la società non te lo fa scoprire appositamente a livello culturale. 

Pensi quindi che ci sia ignoranza sul mondo dell'artigianato e sulle sue reali potenzialità?

Ignoranza nel senso buono, sì. Molti non sanno distinguere un acquerello da una stampa, per esempio. E questo si percepisce anche dalla qualità dei lavori che vengono portati qui per essere incorniciati: oggi si va all’Ikea, si compra una stampa e va bene. Anche per questo penso che non abbia attrattiva questo negozio su un giovane, proprio perché ormai sta cambiando lo stile di vita.

Ti aspettavi che l'attività avesse più attrattiva, anche sui giovani?

Sì, anche perché questo è un posto che ha una bella memoria. È arrivata una manifestazione d'interesse, ma da parte di una persona che ha la mia età.

In media a quanti quadri lavori al giorno?

In media 100 quadri a settimana, quindi più o meno 10-12 al giorno, poi dipende da quanto sono complicati. Dopo tanti anni di lavoro, quasi non fa più paura niente: anche i lavori più complessi, ormai si conoscono bene. All'inizio, invece, si faticava, ma a forza di commettere errori, con pazienza si impara. Oggi sembra tutto facile, si va in automatico, ma non è semplice come sembra. 

Un consiglio ai giovani, che magari vorrebbero seguire il tuo esempio ma sono frenati dalla paura? 

Come in tutte le cose, ci vogliono coraggio e spregiudicatezza. I lavori come questo, che ci sono da sempre, non falliranno mai, per cui è solo questione di iniziare, abbandonando le paure. La manualità, anche chi pensa di non averla, può comunque allenarla. Sono tutte cose che si imparano, con impegno e costanza. La manualità è un gioco. 

Uno dei ricordi più belli? 

Ho tantissimi bei ricordi e sono molto fortunato. Ti racconto uno degli ultimi. Un cliente che arriva da Milano, un pittore importante, viene a trovarmi per farmi incorniciare qualche sua opera. L'anno scorso è arrivato per darmi del lavoro come sempre, ma regalandomi una sua opera, sapendo che quella fosse la mia preferita. È stata una grande emozione per me, un gesto forte, che mi ha colpito e che non mi aspettavo. 

Possiamo dire che è partito tutto da un salto e dalla voglia di realizzare un sogno?

Sì, il salto di due pazzi, i miei genitori, che si è rivelato vincente. Ed è stato bellissimo, perché grazie a quella follia di abbandonare tutto, mamma ha potuto dipingere e inseguire i suoi sogni, per cui papà l'ha sempre sostenuta. 

Hai qualcosa da ricordare ai tuoi clienti? 

Invito tutti a venirsi a prendere le cose che hanno lasciato in negozio. E poi, data l'imminente chiusura, facciamo una svendita di colori e materiali da pittura, come tele e cavalletti. Chi avesse bisogno, può contattarmi al 342-5307875. 

Per tutti i tuoi sogni, io ci sarò

Ringrazio Stefano per la bellissima mattinata passata insieme. Gli dico di salutarmi tanto sua figlia, Giulia. 

"Certamente. Ha tanti progetti. E io non smetterò mai di sostenerla, in tutti i suoi sogni". 

Elisabetta Testa


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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Elisabetta Testa

Da giovane giornalista creativa, scrivo di persone dalle storie incredibili, che hanno Asti nel cuore, che ne conservano un dolce ricordo, che qui ci hanno messo radici e che, orgogliosamente, fanno conoscere la nostra città in altre terre.
Orgoglio Astigiano è la storia di un salto, personale e professionale; è un invito a riscoprire se stessi attraverso le testimonianze di chi ce l'ha fatta.
Orgoglio Astigiano per me è sinonimo di scelta: la mia e quella degli altri.
Per questo ho voluto scrivere in prima persona ogni articolo della rubrica, convinta di riuscire a portare anche te nel mio mondo.
Requisiti richiesti? Bisogna lasciarsi andare. Più che farti intervistare, ti devi guardare dentro. Senza aver paura di raccontarmi ciò che ci troverai...

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