Si è tenuto a Roma, presso la sede di Cia nazionale, un importante incontro con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sulla riforma della legge 157/92 che regolamenta la gestione della fauna selvatica in Italia. All’appuntamento, hanno partecipato i rappresentanti di Cia Alessandria-Asti e Cia Piemonte, esprimendo valutazioni positive rispetto ai primi passi concreti verso una normativa più adeguata alle attuali emergenze territoriali.
Una legge non più al passo con i tempi
Obsoleta e inadeguata, la legge 157/92 non basta più per affrontare il problema degli ungulati e della fauna fuori controllo, che sempre più spesso crea danni all’agricoltura, al territorio e alla sicurezza pubblica. Secondo il presidente di Cia Piemonte, Gabriele Carenini, è indispensabile un rinnovamento:
"Non possiamo più limitarci agli strumenti ordinari. La riforma è l’ultima possibilità di ristabilire un equilibrio naturale, tutelando sia l’ambiente che le attività agricole. I danni provocati dalla fauna selvatica, dal sovrannumero di cinghiali ai caprioli nelle vigne, sono fuori controllo. Inoltre, la sicurezza dei cittadini è messa a rischio in modo sempre più evidente."
Alla base della riforma: il ruolo degli agricoltori
Tra le proposte accolte dalla riforma c’è l’importanza di riconoscere agli imprenditori agricoli un ruolo attivo nella gestione della fauna selvatica. Nel disegno di legge, infatti, gli agricoltori con licenza venatoria e formazione adeguata potranno partecipare ai piani di contenimento degli ungulati. Questa misura risponde all’urgenza di un monitoraggio capillare del territorio, permettendo agli agricoltori di proteggere efficacemente le coltivazioni e il bestiame.
Daniela Ferrando, presidente di Cia Alessandria-Asti, ha ribadito: "Non si tratta solo di cinghiali. I caprioli distruggono le colture arboree e le vigne, e ci sono aziende che ormai calcolano ogni anno una perdita certa. Le restituzioni per i danni subiti non bastano più: servono strumenti pratici per il controllo della fauna."
Un altro punto centrale è il rafforzamento degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), che potranno collaborare attivamente con il settore agricolo. Inoltre, i rappresentanti di Cia hanno proposto l'istituzione di un fondo di compensazione per i danni e una cabina di regia nazionale per coordinare gli enti competenti.
Peste suina africana: un’emergenza nei numeri
Accanto alla riforma, l’allarme sulla peste suina africana resta altissimo, come evidenziato da Carenini: "Le zone cuscinetto infette devono essere gestite con molta più attenzione. Gli agricoltori che subiscono le conseguenze delle restrizioni sanitarie vanno compensati economicamente, e il numero dei cinghiali deve essere contenuto anche qui, con abbattimenti, per evitare problemi ancora più gravi."
Un quadro preoccupante
Alcuni numeri parlano chiaro: se nel 1980 in Italia i cinghiali erano circa 50.000, oggi si stima una popolazione superiore ai 2 milioni. Gli ungulati sono responsabili dell’80% dei danni al settore agricolo, con incidenti stradali sempre più frequenti e una pressione crescente non solo nelle aree rurali, ma anche nei centri abitati.
L’obiettivo principale della riforma è passare da una gestione emergenziale a una pianificata e strutturata, con vantaggi per ambiente, agricoltura e comunità locali. Il confronto con il ministro Lollobrigida ha lasciato aperte importanti prospettive di intervento, dimostrando come il dialogo tra politica e agricoltura sia essenziale per preservare il territorio.
Le prossime settimane saranno cruciali per finalizzare la proposta e trasformare le parole in azioni concrete, capaci di bilanciare esigenze ecologiche e produttive.