Il Partito della Rifondazione Comunista del Piemonte e della Valle d'Aosta (PRC) boccia senza mezzi termini il Piano sociosanitario regionale, criticando duramente il lavoro degli assessori Luigi Genesio Icardi (Sanità), Chiara Caucino (Politiche Sociali) e Maurizio Marrone (Politiche Giovanili, Famiglia, Anziani). Secondo il segretario regionale del PRC, Alberto Deambrogio, il documento è "una chiara presa di distanza" dalla legge regionale 18 del 2007 e rappresenta una "condanna per chi sta peggio e aspetta da tempo una soluzione".
"Una sbandierata partecipazione ha lasciato fuori tutti gli amministratori locali, un documento senza impegni precisi che lascerà mano libera alla Giunta regionale per le decisioni che contano", dichiara Alberto Deambrogio, che critica la totale assenza di concretezza del piano.
Manca un piano per la rete ospedaliera e le Case di Comunità
Il segretario regionale del PRC punta il dito contro l'assenza di criteri oggettivi per definire la suddivisione tra ospedali d'eccellenza (hub) e centri più piccoli (spoke), un'organizzazione che di fatto lascerà "mano libera all'esecutivo". Le critiche si estendono anche alle Case di Comunità, di cui si conosce la collocazione fisica, ma non l'organizzazione interna per via dell'assenza di dotazioni organiche.
Altra nota dolente per il PRC è la gestione delle liste d'attesa, per le quali non sono previste soluzioni efficaci, se non l'impiego di una flotta di mezzi regionali condotti da volontari, la cui gestione non è stata definita. Di contro, "con il privato invece, che si considera parte stabile di un ecosistema, gli accreditamenti andranno avanti", prosegue Alberto Deambrogio, che critica anche l'introduzione di figure come il "sindaco dell'ospedale", ritenuta un’inutile sovrastruttura.
Il problema degli anziani non autosufficienti
La rielaborazione del testo originale si concentra anche sulle critiche espresse dal PRC riguardo alla gestione degli anziani cronici e non autosufficienti. Per Alberto Deambrogio, il Piano non prevede alcun progetto per innalzare gradualmente la copertura sanitaria in struttura, "dovuta per legge, almeno verso il 70, 80% di chi ne ha diritto".
"Ci sono oggi in Piemonte più di 18.000 utenti e famiglie che si devono arrabattare pagando rette anche di oltre 3000 euro al mese", sottolinea Alberto Deambrogio, che definisce il Piano un "disastro". In particolare, viene contestata la soluzione che il PRD definisce di "insegnare ai parenti come cavarsela da soli", che nega l'integrazione socio-sanitaria e umilia la partecipazione democratica.
Il segretario del PRC conclude che, al di là delle "baruffe che si prevedono persino entro la maggioranza", è il "cuore strategico del piano" che va contestato, poiché "pretende di umiliare in via definitiva la partecipazione democratica e critica e affermare un diritto alla salute sempre più dimidiato".