Continua a far discutere il futuro dell’area del vecchio ospedale di Asti.
Dopo l’annuncio di un progetto architettonico che prevede la costruzione di un palazzo a forma di grappolo, Uniti si può – con i consiglieri Vittoria Briccarello e Mauro Bosia – interviene criticando il ruolo dell’assessore alla sanità, Federico Riboldi.
Il gruppo consiliare sottolinea di aver appreso la notizia del parere favorevole dell'assessore, "solo dai giornali" e si domanda che cosa c’entri la sanità con un intervento urbanistico di questo tipo: "Ben venga un finanziamento per la città – scrivono – ma Riboldi non è forse assessore alla Sanità? O imprenditore immobiliare?".
Secondo Uniti si può, la priorità dovrebbe essere tutt’altra: investire nella sanità pubblica, oggi in grande difficoltà anche ad Asti. "Non servono nuovi edifici vuoti e difficili da riempire – proseguono – ma sostegno ai malati, accesso ai farmaci e abbattimento delle liste d’attesa".
Il comunicato sposta poi l’attenzione sulle opportunità che la città avrebbe in ambito formativo e sanitario. Asti, si legge, possiede un ospedale con reparti di eccellenza e un polo universitario che andrebbe rilanciato: "La nostra vicinanza a Torino e la presenza di un grande ospedale ci fanno pensare a una sola cosa: Asti potrebbe ospitare una succursale di Medicina".
Un progetto che, per Briccarello e Bosia, potrebbe alleggerire gli atenei torinesi oggi sovraffollati, offrire formazione di qualità a studenti e specializzandi e rilanciare anche i corsi di Infermieristica, che hanno visto calare le iscrizioni negli ultimi anni.
Da qui l’appello all’assessore alla Sanità e alle istituzioni locali, a partire dal sindaco e presidente della Provincia: "Occorre uno sforzo non solo economico, ma anche di trattativa con gli enti competenti, per portare ad Asti qualcosa di realmente concreto".
Uniti si può invita a riflettere sul modello di sviluppo scelto per la città: "È difficile dire no a qualsiasi progetto che eviti il degrado di un immobile storico – ammettono – ma sembra che ad Asti si trovino risorse solo per interventi residenziali di lusso e a vocazione turistica. Un’economia che arricchisce pochi, ma non crea ricchezza diffusa, lontana dai modelli virtuosi dei distretti manifatturieri, come quello di Alba".