Attualità | 15 dicembre 2025, 13:14

"Il giudice deve essere terzo": ad Asti scalda i motori il comitato per il sì al referendum sulla giustizia

"Non è una battaglia politica, ma di civiltà". I penalisti scendono in piazza il 18 dicembre per spiegare la riforma costituzionale

Il comitato astigiano per il sì al referendum

Il comitato astigiano per il sì al referendum

Il 18 dicembre, sotto i portici di piazza Alfieri all'angolo con via Al Teatro, dalle 10 alle 18, i cittadini astigiani potranno incontrare il comitato locale per il sì al referendum sulla separazione delle carriere in magistratura. Un'iniziativa che si inserisce nelle 129 piazze organizzate in tutta Italia dall'Unione delle Camere Penali per spiegare una riforma costituzionale che, secondo i suoi sostenitori, non ha colore politico ma nasce dall'esperienza concreta di chi vive quotidianamente le aule di tribunale.

A presentare l'iniziativa, tra i tanti intervenuti in una conferenza stampa questa mattina,  sono stati l'avvocato Davide Gatti, presidente delle Camere Penali di Asti, l'avvocato Maurizio Basile, coordinatore regionale, la vicepresidente delle Camere Penali di Alessandria, avvocato Sara Ongaro, e l'avvocato Alberto Avidano. L'incontro si è tenuto nella sala consigliare dell'Ordine degli Avvocati di Asti, che ha concesso la disponibilità degli spazi, "cosa che non tutti gli ordini hanno fatto a livello nazionale", ha sottolineato Gatti.

Una battaglia che viene da lontano

Il presidente della Camera Penale astigiana ha voluto subito sgombrare il campo da ogni equivoco. "Voglio subito esentarmi da ogni tipo di dubbio", ha esordito, precisando che la posizione dell'Unione delle Camere Penali su questa vicenda "è assolutamente laica, assolutamente trasversale". Non si tratta di una questione politica, ha spiegato: "è una battaglia che è iniziata molti anni fa e che finalmente oggi dovrebbe trovare un epilogo".

Il riferimento è al 2017, quando l'Unione raccolse 72.000 firme depositate alla Camera il 31 ottobre, avviando quel percorso che ha portato all'attuale riforma costituzionale. Il referendum, inizialmente previsto per marzo, dovrebbe tenersi ad aprile 2025 e sarà di tipo confermativo. "Non sarà assolutamente necessario raggiungere il quorum", ha precisato Gatti, spiegando che si tratta di un referendum confermativo, "da non confondere con il referendum abrogativo".

La riforma prevede l'istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura: uno per i pubblici ministeri, l'altro per i giudici. Secondo Gatti, si tratta di una tutela fondamentale per il cittadino. "Il cittadino quando entra in un'aula di giustizia deve avere la certezza assoluta che colui che svolge l'indagine, ossia la figura del pubblico ministero, è un soggetto che culturalmente nasce e svolge le sue funzioni in un modo assolutamente autonomo e distante rispetto a quella che è la figura del giudice", ha affermato. Una garanzia che dovrebbe apparire scontata, ha aggiunto, ma che trova il suo fondamento nell'articolo 111 della Costituzione, quello che sancisce la terzietà del giudice.

"Non un'idea astratta ma l'esperienza di trent'anni"

Il coordinatore regionale Maurizio Basile ha ribadito con forza che questa riforma "non nasce in un laboratorio politico astratto, né di destra né di sinistra". Al contrario, "la riforma costituzionale nasce dall'esperienza concreta, dalla pratica quotidiana degli avvocati penalisti italiani". Da oltre trent'anni, dall'introduzione del codice di procedura penale del 1988-1989, i penalisti chiedono un giudice veramente terzo.

Basile ha spiegato che "in un processo di parti dove c'è l'avvocato difensore da un lato e il pubblico ministero che esercita l'accusa, esercita l'azione penale all'interno del processo, da anni chiediamo che il giudice sia terzo, cioè separato da entrambe le parti". Ovviamente "dall'avvocato il giudice è strutturalmente separato", ma oggi "il giudice è nella stessa organizzazione, nello stesso ordinamento del pubblico ministero".

Si tratta, ha aggiunto, di "un modo attraverso cui il nostro Paese si può allineare alle democrazie occidentali di Stato liberale ed è una battaglia per far sì che anche nel nostro Paese si possa confidare in un processo giusto".

"Rafforzare, non indebolire la magistratura"

Il coordinatore regionale ha voluto chiarire un punto fondamentale: "Per noi questa è una battaglia non per indebolire la magistratura ma per rafforzare la magistratura, perché un giudice terzo sarà un giudice più credibile e una giustizia connotata dalla presenza di un giudice terzo rispetto alle altre parti processuali sarà una giustizia più credibile e più affidabile per tutti i cittadini".

Sara Ongaro ha sottolineato come "questa riforma non è né di destra né di sinistra, è una riforma che non è contro i magistrati, anzi è a favore della magistratura". Secondo la vicepresidente della Camera Penale di Alessandria, la riforma potrebbe "permettere alla magistratura di riacquistare una credibilità che certamente nel sentire dei cittadini ha perso dal periodo Palamara fino a oggi". Inoltre, ha aggiunto, "questa riforma potrebbe anche avere degli effetti sull'efficienza dell'amministrazione della giustizia perché un giudice davvero terzo sarà anche un giudice in grado di valutare con maggiore libertà le istanze che provengono dal pubblico ministero".

Smontare le "menzogne" del fronte del no

L'avvocato Alberto Avidano ha risposto alle principali obiezioni sollevate dai sostenitori del no, invitando a leggere il testo della riforma. L'articolo 104 della Costituzione, quello che stabilisce che "la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere", viene modificato aggiungendo semplicemente che "è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente".

"Facciamo capire alla gente che queste ultime due righe che vengono aggiunte all'articolo 104 non c'entrano assolutamente nulla con ipotizzati, paventati asservimenti della magistratura al potere esecutivo", ha dichiarato Avidano con forza. "È una menzogna che rischia di fare presa sul cittadino che andrà a votare".

La seconda obiezione ricorrente riguarda l'efficacia della riforma: "Si legge, si sente di tutto", ha proseguito Avidano. Molti sostengono che la separazione delle carriere non risolverà i problemi della giustizia italiana, i tempi lunghi dei processi. "Ma voi pensate davvero con questa riforma di risolvere i problemi della giustizia in Italia?", è la domanda retorica che viene posta ai sostenitori del sì. Anche questa, secondo Avidano, "è un'altra evidente mistificazione, perché nessuno ha mai detto che la separazione delle carriere sia un qualcosa che accelererà i processi". Questa riforma, ha spiegato, "è un processo di conseguenza alla riforma del processo penale dell'89 e dovrebbe essere fatta contestualmente al varo del codice di procedura penale"

I penalisti dell'Unione delle Camere Penali sono 11.000 iscritti, ha ricordato Basile, aggiungendo che negli ultimi giorni sui giornali "emergono voci di avvocati che dicono che bisogna votare no". Ma "la maggioranza silenziosa dei penalisti italiani, 11.000 iscritti alle Camere Penali", insieme all'organismo congressuale forense e al Consiglio Nazionale Forense con il presidente Francesco Greco, si sono pubblicamente espressi per il sì.

Alessandro Franco

Leggi tutte le notizie di VIVIAMO IN UN POSTO BELLISSIMO ›

Viviamo in un posto bellissimo

Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium