Attualità | 26 settembre 2025, 11:02

Scontro sul caso delle baracche rom a Callianetto

Replica degli operatori al sindaco di Castell'Alfero: "Non è un regalo di Asti"

Chiusura campo di via Guerra (MerfePhoto)

Chiusura campo di via Guerra (MerfePhoto)

Si accende il dibattito attorno alla presenza di due famiglie rom a Callianetto. Dopo le dichiarazioni del sindaco di Castell'Alfero, Giancarlo Fasano, che nei giorni scorsi aveva espresso forte preoccupazione per la costruzione di alcune baracche in un terreno della zona e per i possibili "trasferimenti dal campo rom di Asti", è arrivata la replica dagli uffici del sindaco di Asti, Maurizio Rasero.

“Leggere sugli organi di stampa le reazioni del piccolo comune di Castell’Alfero (nel cui territorio c’è la frazione di Callianetto) è davvero rammaricante - si legge - come lo è leggere che non viene colto da tutti il senso del processo di lavoro fatto dagli operatori dei servizi sociali in questi anni, un lavoro duro e faticoso che stiamo continuando anche 'dal giorno dopo il superamento del campo', senza tregua e nel rispetto dei diritti delle persone. Purtroppo non basta dire la parola 'superato"'per destrutturare lo stigma, i pregiudizi e le discriminazioni nei confronti di un popolo, come quello Romanì".

Nella nota si legge che "Le due famiglie del terreno sono antichi abitanti del campo, dove probabilmente ci sono nati e da cui però sono andati via, lo abbiamo appreso dal loro arrivo a Callianetto, perché alcuni parenti sono persone che abbiamo accompagnato nel nostro progetto di superamento. In questi quasi quattro anni di lavoro non li abbiamo mai incontrati perché non abitavano lì e nemmeno avevano un posto nel campo: non sono un 'regalo di Asti, sono persone che sono state fatte sgomberare da Torino e non sono state accompagnate in soluzioni sostenibili".

Gli operatori ritengono che sia di buon senso smettere di avere pregiudizi e "provare a capire di cosa hanno bisogno queste persone, che sono cresciute in contesti instabili e provvisori da generazioni, che non hanno i requisiti per poter accedere a servizi e risorse perché nei luoghi comuni si pensa che 'ai rom piace vivere così 'e non ci si interroga su quali fatiche ci sono dietro ad una vita ai margini", ricordando che dal campo di via Guerra nessuno è stato lasciato indietro e ad ognuno anche, se per alcuni provvisoriamente, è stata proposta una soluzione, "noi operatori stiamo ancora lavorando per renderla stabile e per garantire processi di inclusione. La barriera più grossa da superare rimane il pregiudizio e la discriminazione, uno stigma che si insedia anche in strumentalizzazioni sulla pelle delle persone in difficoltà".

In conclusione i professionisti chiariscono di rendersi disponibili "con etica e deontologia, e ormai una expertise consolidata, ad accompagnare con colloqui professionali sia le persone che l'amministrazione di Castell’Alfero. Sono storie di vita, emozioni, sogni e voglia di avere un posto dignitoso in cui vivere come tutti”.

Il sindaco Rasero si è dichiarato  dispiaciuto per le affrettate conclusioni e le conseguenti dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Castell’Alfero.

Betty Martinelli


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