Infermieri, fisioterapisti, educatori. Ma anche docenti di scuola primaria o dell'asilo, oppure professori dalla scuola secondaria a salire. Ma anche addetti alla ristorazione, alle vendite, oppure impiegati per ruoli di segreteria. E ancora: conduttori di veicoli a motore o su rotaia, meccanici artigianali, manutentori e operai specializzati. Da qui al 2023, in Piemonte, ci sarà bisogno di un numero di nuovo occupati che oscilla tra le 239mila e le 289mila persone. Una "fetta" pari a circa il 9% di ciò che sarà richiesto in tutta Italia.
Lo dice lo studio presentato da Ires Piemonte e Regione e Unioncamere sui fabbisogni futuri del del territorio regionale. Ma buona parte di questi sarà legato a una popolazione che invecchia: addirittura l'81% è infatti legato a turnover (pari a 216mila nel quinquennio) dunque sostituzione di addetti già attivi, mentre solo il restante 19% sarà legato a possibili prospettive di espansione: dai 26.700 ai 72.600.
E le necessità sono piuttosto spalmate tra figure professionali ad alta specializzazione (il 37,4%) fino a quelle a bassa specializzazione (il 29,4%), con il Piemonte che però vanta una distribuzione superiore a quella italiana per quanto riguarda i profili più formati. Proprio sulla formazione, però, ci sono scenari in chiaroscuro. E quella che da più parte viene già indicata come una scarsa corrispondenza tra scuole e aziende si ritrova sia a livello di diplomati che di laureati.
Nel primo caso, servono molti più profili amministrativi o con competenze di marketing rispetto a chi termina un percorso liceale. E anche i diplomati in materie di industria o artigianato sono meno del necessario.Tra i laureati, la situazione resta piuttosto simile per i profili economico-statistici, ma mancano anche figure specializzate in competenze medico sanitarie.
Allo stesso modo, c'è bisogno di più docenti. Quello degli ingegneri, infine, è una situazione piuttosto curiosa: i laureati delle università piemontesi potrebbero essere sufficienti ai bisogni complessivi del territorio, ma dovranno guardarsi dalla "concorrenza" degli ingegneri in arrivo da altre regioni, che potrebbero saturare e inflazionare il mercato.
"Uno dei fattori limitanti sulla competitività delle imprese riguarda il reperimento delle risorse umane qualificate - commenta Ferruccio Dardanello, vicepresidente di Unioncamere Piemonte - le imprese lamentano da tempo una mancata corrispondenza fra le loro esigenze e l'offerta da parte del sistema formativo". "Un mancato incontro - aggiunge - diventato via via più rilevante per l'accelerazione tecnologica e delle dinamiche di mercato. Ecco perché bisogna fare uno sforzo per gestire e anticipare il cambiamento, anche per fornire alle famiglie le informazioni necessarie per le scelte legate ai cammini scolastici dei loro ragazzi'.
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