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| 22 maggio 2023, 08:00

BuonGiro. Diciamo grazie ai fughisti. Tra i big regna la tattica, nella terza d'obbligo la bagarre

Ancora una volta, l'ottava, prevale la fuga e vince Mcnulty. Nessun movimento della classifica. Un plauso al pubblico

BuonGiro. Diciamo grazie ai fughisti. Tra i big regna la tattica, nella terza d'obbligo la bagarre

Otto. Sono le volte in cui la fuga è andata a buon fine in questo Giro d'Italia 2023.

Due invece le tappe vinte da un favorito per la vittoria finale. Due crono. Conquistate da Remco Evenepoel che ha lasciato la Corsa Rosa per Covid alla fine della prima settimana.

I big sono stati a guardare. Vedi il brutto tempo, la pioggia, il vento, la tattica (ah sì, quello su tutto) e un percorso non adattissimo a bagarre per gli uomini di classifica.

In queste prime due settimane di Corsa Rosa ha prevalso la voglia di farsi vedere di quei corridori essenzialmente non di prima fascia. Tralasciando le volate che comunque sono state conquistate da 5 ciclisti diversi (Milan, Matthews, Groves, Pedersen e Ackermann), ad essere protagonisti sono stati i vari Paret-Peintre, Leknessund (4 giorni in rosa), Bais, Gee, Magnus Cort Nielsen, Denz, Skujins, Rubio, Pinot, Cepeda, Mcnulty e soprattutto Healy.

Italiani vincitori ne contiamo solo due, di qualità a Campo Imperatore con il corridore della Eolo-Kometa Bais e Milan a San Salvo (poi sempre piazzato bene). E gli altri? Sempre in fuga, molti in top ten, vedi ieri un grandissimo Frigo, il giorno precedente il trio Bettiol/Ballerini/Oldani, i sempreverdi De Marchi e Pasqualon (particolarmente attivo ieri), il campione italiano Zana e la coppia Eolo Albanese/Maestri.

Gli è mancato però sempre qualcosa, quella fame in più, quel pizzico di "furbizia" da finale per alzare le braccia al cielo. Gli stranieri le hanno avute e ci hanno mangiato in testa.

Ci rimane Caruso e da quanto tempo è che lo ripetiamo. Però ha 35 anni e non possiamo aspettarci che si porti a casa un Giro d'Italia anche se lo meriterebbe a mani basse. È in agguato e attende il momento giusto per attaccare. Perchè i tre, Thomas-Roglic-Joao Almeida, si stanno controllando tra di loro.

Fin troppo. Come successo l'anno scorso e negli anni precedenti il Giro sta diventando solo una corsa dove prevalgono i tatticismi e l'attenzione ai dettagli per non rischiare di perdere neanche un secondo che sarebbe dannoso per l'esito finale. Il maltempo certamente ha condizionato tutto, ma sono dell'idea che ci saremmo ritrovati lo stesso davanti a questo scenario. Che ci mette ora a spettacolarità delle corse dietro alla Vuelta e manco a dirlo del Tour.

I big non muovono un dito, lasciano la maglia Rosa ad un cronoman-gregario, Armirail (tanto di cappello, mantiene il primato) e come ieri vagabondeggiano a quasi 7 minuti dai primi arrivati. Li aspettiamo però ora sul monte Bondone, in Val di Zoldo, sulle Tre Cime di Lavaredo, nella crono sul Monte Lussari. Per piacere, fate qualcosa.

Il pubblico a Bergamo è stato sensazionale, come nelle altre città d'Italia attraversate. Anche sotto la pioggia battente. E meriterebbe molto di più.

Per fortuna ci sono i fughisti. Veri salvatori di questo Giro. Non si smentiscono mai.

Photo credit: Lapresse

Luciano Parodi

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