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Attualità | 08 dicembre 2018, 10:00

Identikit della violenza psicologica: due parole con la psicoterapeuta Elisa Bertolotti

Sulla scia della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo chiesto all'esperta come riconoscere e affrontare la violenza psicologica

Identikit della violenza psicologica: due parole con la psicoterapeuta Elisa Bertolotti

Tra le varie iniziative in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, ha avuto luogo anche l’incontro “Lasciate un messaggio prima del segnale – riconoscere la violenza”, con la dott.ssa Elisa Bertolotti, psicologa e psicoterapeuta. Con l’aiuto dell’esperta, abbiamo cercato di creare una sorta di vademecum atto a ricordare alle donne quanto sia importante avere consapevolezza di certi aspetti, che si dimostrano spesso salvavita.

I segnali della violenza non sono tutti uguali. Per percepirli bisogna essere in relazione con qualcuno. Purtroppo, la violenza psicologica mira ad allontanare la vittima dai suoi affetti, dalle sue amicizie e conoscenze. Se si avverte questo, non bisogna lasciare sola questa persona: troppo spesso manca solidarietà tra donne”, dichiara la dottoressa. Si riscontra, insomma, una sorta di indifferenza, di mancanza di spirito di cooperazione e solidarietà. La donna, una figura troppo spesso nell’ombra, svantaggiata, ornata da pregiudizi: dalla caccia alle streghe agli aborti indotti, passando per l’orrifica pratica dell’infibulazione. Il gentil sesso continua ancora oggi a essere vittima di violenze psicologiche. Nello specifico, colpisce e fa riflettere una forma di violenza psicologica, il “gaslighting”.

Gaslighting è una forma di violenza psicologica nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni con l'intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione. La violenza psicologica lascia l’involucro sano e distrugge piano piano l’identità. La violenza è assenza di relazione”, continua la psicoterapeuta. La violenza psicologica, quindi, mira alla spersonalizzazione della vittima, all’amplificazione del suo senso di alienazione, che, se portato al suo maximum, può sfociare in disturbi alimentari e gravi depressioni. La donna, isolata e privata delle sue conoscenze, si chiude in se stessa, non ritenendosi, magari, nemmeno una vittima.

In questi casi la denuncia è fondamentale. Varcare la soglia di una caserma o di un centro antiviolenza è un passo importante: significa essere pronte ad affrontare il cambiamento. La violenza di cui stiamo parlando non avviene in contesti malavitosi: parliamo di donne belle, intelligenti, in carriera, che per amore finiscono per diventare oggetto di denigrazione”, continua l’esperta.

Nel 2017 in Italia più di 8.3 milioni di donne hanno subito violenza psicologica. 4 donne su 10 sono costrette a subire vessazioni psicologiche e atti di denigrazione. Segnaliamo il numero antiviolenza nazionale: 1522.

Elisabetta Testa

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