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Curiosità | 27 gennaio 2019, 09:30

Viviamo in un posto bellissimo: il mecenatismo della famiglia Ottolenghi

Nuova puntata, dedicata al Giorno della Memoria, di invito ad approfondire la conoscenza di uomini ed opere che hanno arricchito Asti

Un ritratto di Abramo Leone Ottolenghi, detto Leonetto

Un ritratto di Abramo Leone Ottolenghi, detto Leonetto

Oggi, domenica 27 è in programma, come ogni anno, il Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Nel celebrarlo, quale occasione migliore per ricordare il valore della comunità ebraica ad Asti, in particolare nell’Ottocento, con gli Ottolenghi?

Famiglia che è stata sicuramente una delle più rilevanti di Asti da metà Ottocento fino agli anni ‘30 del Novecento. Ebrei arrivati da Acqui Terme sul finire del Settecento, crearono la loro fortuna economica prima col commercio e poi con l’attività finanziaria. Ad Asti il loro ricordo è legato sia all’opera di mecenati e filantropi nella cultura e nel sociale, sia quali artefici del riassetto urbanistico del centro cittadino, a partire dal palazzo di famiglia, ancor oggi chiamato Palazzo Ottolenghi.

Il Palazzo fu acquistato nel 1851, tre anni dopo la promulgazione degli Statuti Albertini che permettevano agli ebrei di possedere delle proprietà, da Zaccaria David Ottolenghi, padre del più illustre mecenate della famiglia: Leonetto. La scelta non fu certo casuale. Era il primo palazzo prestigioso che si trovava oltre il ghetto ebraico. L’importanza del palazzo aiutò gli Ottolenghi ad affermarsi economicamente e politicamente, mostrando alla città lo stato di prestigio e benessere raggiunti.

Chiamato anche Palazzo Gabuti, dal nome degli storici proprietari, i Gabuti di Bestagno, per anni fu la sede del palco delle autorità ed il punto di arrivo del Palio. Solo nel 1861 la corsa si iniziò a svolgere 'in tondo' sulla nuova piazza del mercato, attuale Campo del Palio. Fino a quel momento veniva effettuata 'alla lunga', dal 'Pilone', fuori porta San Pietro, estremità est della città, fino proprio a Palazzo Ottolenghi lungo la via Maestra, l’odierno corso Alfieri.

Zaccaria acquistò dalla famiglia Colli di Felizzano, più o meno nello stesso periodo, anche Palazzo Alfieri e fu promotore e finanziatore della costruzione di un nuovo teatro in città, Teatro Alfieri, inaugurato nell’ottobre del 1860.

Abramo Leone, Leonetto, uno dei quattro figli di Zaccaria, fu sicuramente la più illuminata ed eminente personalità della vita culturale e sociale del tempo. Senza di lui, tanto per capirci, i palazzi Ottolenghi ed Alfieri sarebbero diversi e non obbligatoriamente di proprietà comunale (il primo ceduto al Comune dopo la sua morte, il secondo donato ad inizio '900), in piazza Roma non ci sarebbe il monumento dedicato all'Unità d'Italia, piazza Cairoli non avrebbe Umberto I a cavallo, in Collezione Civica mancherebbero moltissimi capolavori e molti ritratti del Pittatore di cui era un caldo ammiratore ed amico, non avremmo un Museo del Risorgimento così come mummie e reperti antichi da esporre in giro per l'Italia.

Speriamo allora che, nel caso non aveste ancora avuto occasione di approfondire l’importanza di questa famiglia, di questo nostro grande mecenate, questo articolo vi offra lo spunto per farlo, con il pensiero ed il ricordo di quanto di orribile accaduto poco più di trent’anni dopo.

Gli Ottolenghi sono state persone che hanno lasciato tracce eccezionali ed arricchito il patrimonio monumentale e culturale di Asti. Anche grazie a loro oggi viviamo in un posto bellissimo.

Davide Palazzetti

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