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Economia e lavoro | 17 maggio 2019, 10:53

I distretti non tradiscono: l'export vola a +5,4% anche quando il Piemonte rallenta

Il monitor di Intesa Sanpaolo mostra aree in cui si sono toccati livelli record. Tra gli ambiti di maggior crescita i vini dell'area "Unesco" e i dolci del cuneese (terzi assoluti in Italia)

Le collinie vinicole patrimonio Unesco

Le collinie vinicole patrimonio Unesco

I distretti non tradiscono: il loro export continua a spingere con forza anche quando il Piemonte rallenta in modo vistoso, ma accanto alla tradizione emerge anche l'attualità. Tanto che alla squadra dei magnifici 11 sparsi in regione si aggiunge da quest'anno anche quello delle macchine utensili e robot di Torino, segno di un 4.0 sempre più diffuso.

I numeri del Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo raccontano di un 2018 in cui le vendite verso l'estero sono aumentate del 5,4%, meglio degli altri distretti nazionali (+2,2%) e soprattutto a velocità doppia rispetto a un export piemontese che resta al palo o quasi. Merito di una ricetta che "sa puntare su nicchie di mercato - spiega Giovanni Foresti, direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo - e non è una moda, ma una tendenza consolidata e che ha fatto la fortuna dell'industria piemontese e nazionale".

A correre sono soprattutto i vini dei territori UNESCO (+16% rispetto al 2017) e la nocciola e frutta piemontese (+24,9% recuperando le difficoltà del recente passato). Bene anche il tessile di Biella con un +5 e anche la gioielleria di Valenza, dopo l'onda lunga dell'effetto Bulgari, si mantiene su un +2,2. Ferrero e le sue operazioni di crescita trainano i dolci di Alba e Cuneo (+5,5%), ma anche il riso di Vercelli va bene (+3,4%) così come confetterie e cioccolato torinesi (+1,4%). Il dato complessivo, però, sarebbe stato ancora migliore (+5,9%) se nel calcolo fosse entrato anche il nuovo distretto dei robot torinesi (+10,1%). Non tutto però vola sulle ali dell'entusiasmo: le note negative arrivano dai casalinghi di Omegna (-7,6%), i frigoriferi di Casale Monferrato (-2,4) e le macchine tessili di Biella (-18,7).

A livello di mercati, cresce costantemente la distanza coperta dai prodotti piemontesi. La media è di quasi 3.000 chilometri, anche se il dato di Valenza zavorra un po' l'insieme statistico, visto che con l'avvento di Bulgari si lavora a filiera piuttosto corta. I mercati migliori sono la Svizzera, ma anche la Francia, gli Usa, la Germania e a seguire Cina, Regno Unito e altri Paesi. I mercati maturi sono cresciuti complessivamente del 6,1%, mentre quelli emergenti del 3,5%.

I fatturati crescono soprattutto grazie alla metalmeccanica e all'agroalimentare (per esempio con Vercelli). E in una classifica nazionale dei distretti, i dolci di Cuneo si piazzano sul gradino più basso del podio, ma sono 12 quelli che finiscono nella parte alta della graduatoria. Il riso al 31esimo posto, i vini al 34esimo, nocciola e frutta al 41esimo e le macchine tessili di Biella al 46esimo.

E lavorare in un distretto si dimostra un sistema virtuoso non solo per i risultati, ma anche per tutto il lavoro che sta "dietro": spinta agli investimenti e adozione di tecnologie 4.0 in particolare, pur mantenendo una forte patrimonializzazione, ma restano i ritardi in termini di competenze digitali. Sono tante le imprese con carenze digitali e si registra una forte difficoltà a reperire personale specializzato su questi temi. Lo dicono 8 imprese su 10, nei distretti. Questo sì, un dato che riporta i campioni piemontesi sul livello di tutta la manifattura regionale. Sul tavolo anche la presenza di governance ancora molto chiuse alla "conduzione famigliare".

"Gli stessi elementi che fanno la forza del distretto, forse sono anche gli elementi che ne bloccano un salto ulteriore come apertura del business", annota Cristina Balbo, direttore regionale per Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta per Intesa Sanpaolo. "È un indice di prudenza tratto culturale tipico di questo territorio, ma che forse rappresenta anche un freno".

All'orizzonte, infine, si stanno delineando alcuni nuovi distretti: la cosmetica, per esempio, con forti legami con la Lombardia (dunque quasi un distretto intra-regionale). E in un certo senso anche la componentistica auto. Non una novità in termini assoluti, per la tradizione manifatturiera torinese, ma che sempre di più sta diventando una realtà autonoma e indipendente da FCA.

Massimiliano Sciullo

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