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In Breve

| 21 aprile 2020, 08:22

La tempesta Report, colpisce anche il Cardinal Massaia di Asti [VIDEO]

Il servizio andato in onda ieri sera ha evidenziato alcune carenze al Pronto soccorso dedicato ai pazienti Covid

Un frame tratto dal video della trasmissione

Un frame tratto dal video della trasmissione

La Sanità piemontese è stata sempre ritenuta un’eccellenza, non solo dalle istituzioni (il presidente Cirio lo ha rimarcato spesso), ma da moltissimi utenti che spesso glielo hanno riconosciuto, forse però come tutti noi non era preparata al ciclone devastante che ha segnato in modo permanente questo funesto 2020.

Da quando è scoppiata la pandemia molte sono state le criticità che ha e abbiamo dovuto affrontare, scoprendo che molti sistemi organizzativi sono inadeguati.

"Qualcosa nella gestione del territorio non ha funzionato come sperato - spiegano da Report -e ll Piemonte è una delle regioni più colpite, oggi seconda solo alla Lombardia per aumento di nuovi positivi. Report è andata sul campo per verificare come questo territorio sta affrontando la pandemia.

Mancano i DPI, non vengono fatti i tamponi in maniera sufficiente (ma magari vengono fatti a chi occupa posizioni e non a chi è davvero sul campo in prima linea).

Il servizio di Emanuele Bellano, mandato in onda ieri sera dalla trasmissione Report, nota per le sue inchieste giornalistiche che vanno al cuore del problema, ha evidenziato diverse carenze del Sistema sanitario piemontese e alcune inadeguatezze che hanno purtroppo toccato anche l’ospedale Cardinal Massaia di Asti.

 

Senza togliere nulla al grande sforzo e lavoro portato avanti da medici, oss e infermieri, spesso in condizioni difficilissime, forse qualcosa nell’organizzazione ha mostrato delle falle.

A livello regionale è emerso chiaramente che gli operatori del soccorso non sono stati dotati per tempo dei giusti dispositivi di protezione, in dotazione pare solo alla maxi emergenza.

Molte le parti scoperte degli operatori che hanno dovuto utilizzare come calzari i sacchi dell’immondizia e semplici mascherine chirurgiche.

LE MASCHERINE DELLA MIROGLIO MAI ARRIVATE

Anche le 10mila mascherine lavabili prodotte dalla ditta Miroglio, non avrebbero mai avuto la certificazione e, peggio, non sono mai arrivate, perché “Avrebbero dovuto avere una linea sterile di produzione e possono essere utilizzate solo da chi non opera direttamente a contatto con il paziente” ha spiegato lo stesso assessore alla Sanità Luigi Icardi.

E quindi?

Nel frattempo, a metà marzo circa, i medici di medicina generale hanno ricevuto dalla Regione l’invito a ritirare dalle Asl le mascherine Miroglio, 2 a testa. Tra le avvertenze però c’è scritto che la mascherina non protegge le vie respiratorie e non offre protezione efficace contro il virus. Quindi inutilizzabili per fare visite ma solo per “fare la spesa”.

In piena emergenza quindi era stato chiesto dalle Asl al personale di razionalizzare le mascherine, mentre il Ministero della Salute indicava chiaramente di utilizzare a contatto con i pazienti, mascherine filtranti FFP2.

IL CARDINAL MASSAIA E LA PLASTICA PER SEPARARE GLI AMBIENTI

Venendo in particolare al Cardinal Massaia di Asti, uno dei centri scelti dalla Regione per l’emergenza Covid, da tempo il segretario Nursind (sindacato professioni infermieristiche), Gabriele Montana, aveva segnalato criticità in una parte del pronto soccorso dedicato ai pazienti Covid. Le telecamere di Report le hanno individuate.

Lo stesso Montana in un esposto alla Procura aveva segnalato come le modifiche "siano state effettuate senza alcun concerto con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, come previsto dall'art. 29, d.lgs. n. 81/2008. Pur comprendendo l'assoluta ristrettezza dei tempi, la previa consultazione ed il confronto con il responsabile avrebbe permesso di evitare gli errori che si ritiene siano stati posti in essere in materia di sicurezza".

Una parte è stata chiusa, creando una specie di pressione negativa, ma senza mezzi adeguati. Manca una stanza dove il personale possa svestirsi e “decontaminarsi” mentre le feritoie che dovrebbero dividere dal repartino Covid, sono chiuse approssimativamente con sacchi di plastica.

Palese l’imbarazzo del’assessore Icardi e del commissario Messori Ioli che ha spiegato che”per l’ufficio tecnico e la direzione di presidio quella era la situazione giusta”.

Stando al Nursind, al momento del servizio, i contagiati tra i sanitari sono circa 80, trenta secondo la Asl.

IL TESTO UNICO PER LA SALUTE E SICUREZZA

L’ospedale, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, avrebbe dovuto attivare tutte le misure previste dal Testo Unico per la Salute e la Sicurezza, le stanze a “pressione negativa”, devono essere sigillate, quindi e impedire all’aria interna di circolare all’esterno.

Le modifiche devono essere valutate dal responsabile del Servizio di protezione e prevenzione che deve stilare una relazione di valutazione del rischio

Ad Asti il responsabile è Andrea Cane; contattato dai giornalisti telefonicamente non sembra al corrente delle buste di plastica utilizzate per le feritoie “non sono le feritoie dove passa il Sars Cov2, credete, ma manderò subito l’ufficio tecnico a controllare”.

Intanto Mario Raviolo che, dopo l’Unità di crisi regionale è tornato a occuparsi del 118, pare non sia più su facebook, forse troppa tempesta mediatica sulla sua persona.

Betty Martinelli

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