La notizia della sottoscrizione da parte della nostra Cassa di Risparmio di Asti del Fondo di Investimento Alfieri ci lascia perplessi e ci spinge a porre alcune domande ai vertici della Banca: attraverso quale meccanismo è avvenuta la sottoscrizione dei 40 milioni di dotazione del fondo? Si tratta di liquidità o di cessione di crediti in blocco, e in questo secondo caso che tipo di crediti?
La Stampa cita come primo investimento l’acquisto di un immobile di pregio in riviera ligure e parla di future operazioni legate al recupero dell’ospedale San Lazzaro di Alba. Con dispiacere, da astigiani, rileviamo che la nostra Banca effettua operazioni immobiliari fuori Provincia e non faccia nessuna ipotesi di investimento sui numerosi immobili locali inutilizzati, come il vecchio Ospedale di Asti o la Palazzina Comando, notoriamente in attesa da anni di riqualificazione.
Ci piacerebbe avere una Banca che investa sullo sviluppo economico e industriale del territorio, anche attraverso strumenti finanziari alternativi, quali venture capital, fondi di investimento specializzati in start up innovative nel settore dell’ eno-meccanica, del riciclo, del turismo e dell’accoglienza.
Non mettiamo in dubbio la qualità del management cui riconosciamo la capacità di gestire con efficacia e profitto la Banca, ma ci domandiamo quali siano le strategie degli azionisti e del Presidente, e chiediamo con forza chiarezza e trasparenza.
Circolo PD ASTI