In corso Alessandria, fino alle 15, sit in con trattori del Comitato Amici Ambienti Rurali Piemontesi, comitato spontaneo nato a maggio dalle istanze provenienti da tutta la regione a causa dell'insostenibilità del numero di cinghiali presenti su tutto il territorio.
Agricoltori e ambientalisti insieme
Del comitato fanno parte principalmente agricoltori e ambientalisti che, con il loro pacifico sit in a bordo strada, vogliono far conoscere le problematiche ambientali, cercando di stimolare le istituzioni che possano adottare misure efficaci e durature per evitare i gravi incidenti che capitano sempre più spesso.
Ci spiega Attilio Alessio, coordinatore del Coaarp: "Si devono trovare soluzioni nel rispetto di tutti, tenendo presente che il cinghiale non è autoctono ma allogeno. È stato modificato per uso venatorio, con i risultati che vediamo. Il cinghiale si riproduce in media 2/3 volte l'anno e posso nascere fino a 9 piccoli. La gestazione dura solo 90 giorni. Il problema colpisce tutti gli aspetti legati alla biodiversità".
500 incidenti e 150mila ettari distrutti
I dati segnalati dal Coaarp sulla sicurezza stradale fanno pensare: per i cinghiali ogni anno vengono denunciati 500 incidenti anche gravi e i danni in tutti i comparti agricoli sono davvero ingenti: 150mila ettari distrutti ogni anno, pari alla provincia di Asti, per oltre 20 milioni di euro.
Altro aspetto da tenere presente la scomparsa della piccola fauna e il rischio di propagazione di malattie, ad esempio la diffusione di epizoozie come la peste suina.
Il comitato propone che gli enti pubblici si facciano carico della gestione degli ungulati e del contenimento con tecniche adeguate e ribadiscono il fermo NO alla creazione della filiera della carne di cinghiale. "La sicurezza alimentare - spiegano i manifestanti - deve essere garantita con le stesse normative della zootecnia tradizionale".
"Ci sono troppi interessi - dice ancora Alessio - un cinghiale di 100 chili vale 40 chili di carne e al mercato nero vale 10 euro al chilo. È un business".