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Attualità | 07 aprile 2022, 09:00

A San Damiano si rinnova la tradizione dei 'Caritun' che aiuta il restauro della chiesa di San Giuseppe

L'iniziativa è della Confraternita di San Giuseppe sostenuta per anni dal compianto professor Gigi Zappa. Il nuovo allestimento ricorderà L'ultima cena

A San Damiano si rinnova la tradizione dei 'Caritun' che aiuta il restauro della chiesa di San Giuseppe

Una tradizione che aiuta il restauro della bella chiesa barocca San Giuseppe  di San Damiano, venerdì 15 aprile, nel giorno del Venerdì Santo.

Si rinnova la tradizionale vendita dei “Caritun” (pane della carità), iniziativa della Confraternita di San Giuseppe, della quale è stato sostenitore e animatore  il compianto e indimenticato professor Gigi Zappa, segretario e in passato rettore ed economo della Confraternita, morto due anni fa.

"Il ricavato della vendita - spiega la nuova rettrice rettrice della Confraternita prof. Ebe Graziano, moglie di Zappa - servirà per proseguire i restauri della chiesa iniziati nel 2011. Mio marito ci si è dedicato anima e corpo. Molte opere si sono concluse: consolidamento del tetto, restauro delle mattonelle colorate della cupola, nuovo impianto di riscaldamento, l’altare maggiore è stato riassemblato, alcune statue e candelabri sono stati riportati al loro primitivo aspetto, come molte altre opere di Pietro Antonio Pozzi di Bergamo e dei suoi figli, molto apprezzati anche da Casa Savoia. Grazie alla bravura di Gioele Remondino ci sarà un nuovo allestimento

I Caritun

All’interno della chiesa, in piazza Libertà, si terrà la tradizionale distribuzione dei “caritun”, pani azzimi di carità che ancora oggi vengono confezionati utilizzando settecenteschi stampi in legno. Un tempo i pani erano preparati dai confratelli e distribuiti come carità ai poveri, oggi vengono invece confezionati da una panetteria locale e venduti e il ricavato destinato alle necessità della confraternita. Il Caritun simboleggia la fuga dall’Egitto del popolo Ebreo che non ebbe il tempo di far lievitare il pane e lo cosse molto velocemente per festeggiare la Pasqua Ebraica.

Gli ingredienti del Caritun sono: farina, acqua e sale con aggiunta del pepe per rievocare le erbe amare della Pasqua ebraica, che simboleggiano la schiavitù in Egitto e lo zafferano che con il suo colore giallo vuole ricordare la malta con la quale gli schiavi ebrei costruivano i mattoni per le opere architettoniche del Faraone e il simbolo JHS indica il simbolo di Cristo perché il pane è benedetto. L’anagramma viene impresso sulla pagnotta con stampini in legno risalenti al XVIII secolo. L’allestimento della chiesa creato da Remondino, ricorderà negli altari laterali le immagini dell’Ultima Cena e i simboli della Pasqua Ebraica, con un trionfo centrale nei pressi dell’altare maggiore con la Croce, simbolo del Venerdì Santo, dal significato molto prezioso, poiché rappresenta, il sacrificio che Gesù Cristo fece per purificare i peccati del mondo, attraverso la sofferenza e la passione per l'umanità, per giungere alla salvezza, alla riconciliazione e all'unione con Dio.

La confraternita di San Giuseppe e la chiesa

Istituita nel 1563, la compagnia, sorta inizialmente sotto il titolo degli Angeli e nel Nome di Gesù, decise, pochi anni dopo, di riedi­ficare la propria chiesa nel sito che il co­mune le aveva concesso, e precisamente accanto alla torre dell'orologio pubblico, nell'odierna piazza Libertà.

L'edificio, dedicato in un secondo momento a San Giuseppe, venne ristrutturato nuova­mente nel 1700 e in seguito arredato e affrescato. La cupola, sormontata da una lanterna a base ottagonale, venne innal­zata nel 1741 a circa 28 metri d'altezza; l'esterno venne poi rivestito di tavolette a tre colori, rosso verde e giallo, realiz­zate in ceramica da un artigiano di Som­mariva Bosco. I fratelli Pozzo vi lavorarono nel 1744 affrescando con grande maestria al­cune scene dalla vita di San Giuseppe nella cupola, le Quattro parti del mondo nei pennacchi e il Trionfo della religio­ne sopra la volta dell'altare maggiore.

Betty Martinelli

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