"Chi ha paura muore tutti i giorni. Chi non ha paura muore una volta sola".
La celebre frase di Paolo Borsellino apre il libro 'Terre e libertà', storie di sindacalisti uccisi dalle mafie (Edizioni LiberEtà), presentato questa mattina al FuoriLuogo di Asti nell'ambito elle iniziative per i 120+1 della Camera del Lavoro astigiana, una giornata commemorativa per ricordare i sindacalisti vittime della violenza mafiosa organizzata da Cgil e lo Spi Cgil di Asti
Questa mattina è stata scoperta una targa ricordo all’ingresso della Camera del Lavoro di Asti, in piazza Marconi 29, con i nomi dei 58 sindacalisti uccisi dalla mafia nel nostro Paese.
Sul palco a riflettere su cosa stia facendo il sindacato per combattere le mafie e le pressanti richiesti dai giovani, moderati dal segretario generale di Asti, Luca Quagliotti, Ivan Pedretti Segretario Generale Nazionale Spi Cgil, Simone Barbiero- Libera Asti, Nicoletta Fasano- Ricercatrice ISRAT, Francesco Gianfrotta- Magistrato in pensione, già Presidente Vicario Tribunale di Torino, Federico Fornaro - Capogruppo LEU.
Presente anche Pier Mario Coltella- Segretario Generale SPI CGIL Asti.
Un video e la voce degli studenti dell'alternanza scuola lavoro del Giobert di Asti a 'raccontare' le tragiche vicende come quella di Placido Rizzotto segretario Cgil di Corleone rapito e ucciso dalle mafie o Pio La Torre, Salvatore Carnevale, Bernardino Verro.
Pio La Torre, ucciso ad aprile nel 1982 mentre era segretario del Pci. "Stava lavorando a un progetto di legge che introduceva il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni. Era un pericolo per la mafia", ricorda Quagliotti che ricorda che il mandante fu Totò Riina e che poco tempo fu ucciso anche Carlo Alberto Dalla Chiesa.
L'ex magistrato Gianfrotta riflette: "La legislazione antimafia c'è, soddisfa gli operatori ed è ammirata all'estero dove viene presa a modello. La svolta fu rappresentata dalla legge 'La Torre' che ebbe un'accelerazione dopo la morte di La Torre stesso e Dalla Chiesa. L'emozione dopo quei gravissimi fatti ha abbattuto le resistenze. Il primo comune sciolto per associazione mafiosa fu Bardonecchia. I mafiosi dopo l'82 sono perseguiti anche per il solo fatto di fare parte di un'associazione mafiosa. Le mafie non gradirono. L'attacco alle ricchezze soprattutto".
Simone Barbiero di Libera: "L'impegno deve essere quotidiano, le scuole locali hanno fatto un'indagine proprio su Asti e hanno seguito anche il processo Barbarossa. Nell'Astigiano i beni confiscati sono 7/8 ma siamo arrivati a 42 particelle catastali. Oltre Cascina Graziella di Moncalvo ci sono altre realtà anche molto piccole come a Dusino San Michele. E purtroppo spesso passa talmente tanto tempo per la confisca definitiva che i beni vengono vandalizzati. AI beni confiscati viene dato un nome a una vittima di mafia".
Per l'onorevole Fornaro "Il Paese non deve entrare nel buco nero della memoria. Il carattere meritorio del libro è proprio quello di trasmettere memoria alle giovani generazioni. La mafia ha buon gioco nello sfruttare l'ignoranza".
Tante le riflessioni poste dall'interessantissimo convegno alla numerosa platea.