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Attualità | 18 gennaio 2023, 12:46

Prefettura, Asl e associazioni per migranti uniscono le forze per supportare i richiedenti asilo con disagio psichico [GALLERIA FOTOGRAFICA]

Sottoscritto in mattinata il primo protocollo (primo di questo tipo in Piemonte) tra le parti. Il prefetto: "Una volta entrati nell'Astigiano, dobbiamo accoglierli in maniera totale"

Galleria fotografica a cura di Efrem Zanchettin - Merfephoto

Galleria fotografica a cura di Efrem Zanchettin - Merfephoto

Nella tarda mattinata di oggi, mercoledì 18 gennaio, è stato sottoscritto e contestualmente presentato il “Protocollo d’intesa per attività in favore di richiedenti asilo affetti da disagio psichico”. Che, per la prima volta in Piemonte, vedrà impegnati la Prefettura, l’Asl e le associazioni che si occupano di migranti nel porre in atto iniziative finalizzate a supportare queste persone così vulnerabili che, spesso, nei centri di accoglienza non trovano il supporto necessario.

IL PREFETTO: "HO APPRESO PERSONALMENTE STORIE DI VIOLENZE ATROCI"

“Nella pubblica amministrazione ci sono buone pratiche – ha evidenziato il prefetto di Asti, Claudio Ventrice – e quando si fa squadra i risultati si ottengono, come in questo caso”. “Ho esperienza internazionale in materia – ha aggiunto il prefetto – e so che spesso chi arriva in Italia ha affrontato un percorso terribile. Nel corso di oltre 500 audizioni ho sentito storie terribili di persone che, una volta giunte in Libia, si sono viste private di ogni cosa. Ho parlato anche con donne che hanno subito violenze atroci”.

“Inoltre – ha proseguito Ventrice – spesso queste persone hanno anche patologie conseguenti il loro percorso e pertanto, insieme al dipartimento di Salute Mentale dell’Asl e ai centri di accoglienza straordinaria (CAS che, nel caso di quello astigiano, ospita un migliaio di persone, ndr.), abbiamo pensato di fornire un supporto a queste persone”. Il protocollo prevede che i CAS comunichino alla prefettura situazioni di disagio e quest’ultimo Ente contatti a a sua volta l’Asl.

“Si tratta di attuare un gesto di accoglienza nel vero senso della parola, perché non basta fornire un letto e del cibo – ha aggiunto il prefetto – Una volta entrati in questa provincia, dobbiamo accoglierli in maniera totale. Inoltre, curare e comprendere queste persone contribuisce anche a ridurre i problemi di ordine pubblico”

A questo primo step farà poi seguito un ulteriore protocollo inerente la situazione lavorativa di questi migranti e relativa la formazione finalizzata a inserirli nel mondo del lavoro. In tal senso è già stata effettuata un’indagine tramite i CAS, finalizzata a capire di che cosa si occupano queste persone e che cosa sanno fare, dalla quale è emerso che in molti hanno capacità correlate l’agricoltura, settore fondamentale in questa provincia.

LA PAROLA AI SOTTOSCRITTORI DEL PROTOCOLLO

“Vedere realizzare le cose fa sempre piacere – ha commentato il direttore generale dell’Asl AT, Flavio Boraso – Non è una firma inutile ma una grande valenza etica. Dobbiamo prenderci cura e prendere in cura altrimenti non è vera accoglienza. Lavorando qui ho scoperto un ‘sistema Asti’ dove tutti hanno saputo fare squadra e c’è un volontario potentissimo”.

“Questo protocollo è un segno di civiltà importante – ha commentato Beppe Amico della Caritas – L’esperienza di questi anni ci fanno capire le strade da intraprendere sulla base di come loro stessi si pongono. Il fatto di accompagnarlo ci mette nella condizione di considerarle persone”.

“Spesso ho segnalato persone con alle spalle problematiche o violenze ed abbiamo sempre trovato una sponda nell’Asl, ma spesso finivano con dei trattamenti sanitari obbligatori: quello compiuto oggi è davvero un bel passo”, ha aggiunto Alberto Mossino (Piam)

“Raccontano storie caratterizzate da episodi di estrema violenza e subiscono moltissimo stress. Questo protocollo, certamente faciliterà le cose”, ha affermato Stefano Radin (Codeal)

“Quello dato oggi è un segnale forte – ha aggiunto Tullio Marino (Agathon) – dato grazie alla sensibilità della Prefettura. Questi protocolli servono anche per sensibilizzare su questi problemi: non siamo dei parcheggi”

“Asti è piccola – ha argomentato Elisabetta Serra (B.M.A.) - ma proprio per questo è possibile avere contatti diretti con le istituzioni e sviluppare insieme progetto che altrove sarebbe impossibile attuare”.

“Sull’accoglienza – ha sottolineato Domenico Martino (Cooperativa L’Elica) – la situazione era carente e la gestione dei casi problematici è il problema principale”.

Anche Zaradji Zoukikha (Sanitalia) ha voluto rimarcare che sanità e salute sono beni primari.

Massaro - Martinelli

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